La Procura di Reggio Calabria ha riaperto l’inchiesta sull’omicidio del brigadiere Carmine Tripodi, comandante della stazione di San Luca ucciso il 6 febbraio 1985 in un agguato all’ingresso del piccolo paesino della Locride.
I sostituti Diego Capece Minutoli e Alessandro Moffa hanno notificato un avviso di garanzia a quattro indagati tra cui il boss Sebastiano Nirta detto “Scalzone” di 66 anni.
Contestualmente, la Dda diretta dal procuratore Giovanni Bombardieri e dall’aggiunto Giuseppe Lombardo ha notificato di svolgimento di accertamenti tecnici non ripetibili che saranno eseguiti domani dai carabinieri del Ris di Messina su alcuni reperti rinvenuti presso l’Ufficio Corpi di Reato del Tribunale di Locri.
In particolare gli accertamenti riguarderanno gli indumenti ed altri oggetti (sassi, toppe di asfalto) rinvenuti sulla scena del delitto e recanti tracce ematiche riferibili ad uno degli aggressori del brigadiere Tripodi.
La speranza della Dda è di rilevare “tracce di materiale organico – si legge nell’avviso – utili all’estrapolazione di un profilo genetico e quindi all’identificazione degli autori dell’omicidio mediante comparazione con profili genetici presenti in banca dati”.
Quando il brigadiere Tripodi è stato ucciso era impegnato in alcune indagini contro le cosche di San Luca. Numerose, infatti, erano state le perquisizioni eseguite, all’epoca, dal militare che setacciava il territorio della Locride nel tentativo di rintracciare le persone sequestrate dalla ‘ndrangheta.