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Reggio: marito ubriaco picchia moglie davanti alle figlie minori, arrestato

Arrestato marito ubriaco 47enne per aver picchiato moglie, davanti a 3 figlie minori. La più piccola aveva in mano foglio con scritto "Help"

di Sebastiano Plutino

Marito ubriaco ha picchiato la moglie, davanti alle tre figlie minori: voleva impedirle di andare a lavorare.

E’ accaduto a Reggio Calabria, dove un 47enne è stato arrestato dalla Polizia di Stato per maltrattamenti in famiglia.

Gli agenti, intervenuti a seguito a una richiesta di aiuto giunta alla sala operativa dalla stessa vittima, prima di giungere nell’appartamento sono stati richiamati dalle tre piccoleuna delle quali mostrava un piccolo foglio bianco con la scritta in arancione ‘Help’ – che urlavano “venite, venite siamo qui‘.  Gli agenti in casa hanno individuato e identificato l’uomo, che ha già scontato una misura di divieto di avvicinamento alla moglie, in evidente stato di alterazione psicofisica e che pronunciava frasi senza senso davanti alla vittima e alle tre figlie, di 12, 10 e 8 anni. Proprio la più piccola, vedendo la mamma aggredita ancora una volta dal padre, ha composto sul cellulare della donna il 113.

L’aggressione sarebbe avvenuta per futili motivi e sembrerebbe sia stata generata dalla richiesta di raccogliere la cenere della sigaretta buttata volutamente a terra dall’uomo. La moglie ha denunciato le violenze finora subite dal marito che la picchiava, le tirava i capelli e le dava pugni in testa non permettendole di frequentare la sua famiglia. Un secondo analogo arresto, ha riguardato un 38enne che ha aggredito la compagna di 27 anni davanti ai figli, di 2 e 6 anni. I poliziotti, in questo caso, sono intervenuti dopo avere ricevuto due richieste di aiuto, la prima da parte di una sconosciuta e l’altra dalla stessa vittima.

La donna ha raccontato al personale delle volanti di essere stata aggredita poco prima dall’uomo che aveva suonato al portone per farsi aprire e, una volta davanti alla porta dell’appartamento, l’aveva spinta dentro afferrandola dal collo e, dopo aver chiuso la porta a chiave, l’aveva trascinata nella cameretta dei bambini, dove il figlio di 6 anni stava guardando la televisione continuando a percuoterla. Solo dopo che la figlia si è frapposta tra il padre e la mamma, per aiutare quest’ultima, lei è riuscita a divincolarsi ed a raggiungere la porta di casa per urlare aiuto sul pianerottolo dello stabile. (ANSA).

MARZIALE: “PREVENZIONE INIZIA A DARE FRUTTI, MA SERVE EQUA REPRESSIONE”

“I bambini, che a Reggio Calabria hanno salvato la propria madre dalle violenze coniugali, sono il mondo che vogliamo. Disperatamente coraggiosi, ci insegnano cosa sia la dignità, come sia non rimanere indifferenti davanti alla sopraffazione. Al loro cospetto provo ammirazione e al tempo stesso vergogna”: è quanto dichiara il Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza della Regione Calabria, Antonio Marziale, nel commentare gli accadimenti di Reggio Calabria, dove tre bambine di 12, 10 e 8 anni hanno salvato la madre esponendo cartelli di richiesta d’aiuto al balcone di casa, mentre un altro di 6 anni ha soccorso la madre dalle ire del padre costringendolo a scappare.

“La forza dei bambini è il sintomo che la prevenzione comincia a dare i suoi frutti evidenzia il Garante ed è importante continuare con ritmi incalzanti, senza relegare il focus alle sole giornate dedicate. Invito le scuole, le associazioni, le istituzioni ad ogni livello a fare del 25 novembre tutti i giorni del calendario. Invito i media a non abbassare la guardia, a sbattere in evidenza gli episodi di violenza, perché i bambini da qualcuno avranno appreso come si fa, e l’hanno fatto”.

Marziale tiene a precisare: “La sola prevenzione, però, non basta. Occorre affiancare ad essa un’equa repressione. Abbiamo bisogno di una giustizia più credibile, di leggi più ferme. Non si può continuare ad apprendere che gente che ha ammazzato crudelmente la propria moglie, la propria fidanzata, goda di benefici e condizionali di sorta. Ed abbiamo bisognoconclude il Garante – di maggiore tutela per chi trova il coraggio di denunciare”.

 

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