La Corte d’appello di Reggio Calabria ha assolto, “per non avere commesso il fatto”, l’imprenditore Alfonso Annunziata, di 80 anni, originario di San Giuseppe Vesuviano (Napoli) ma residente da molti anni a Gioia Tauro, condannato in primo grado a 12 anni di reclusione per associazione mafiosa.
Il collegio giudicante, presieduto da Francesca Di Landro, ha accolto la tesi dei difensori dell’imputato, gli avvocati Armando Veneto e Vincenzo Maiello, secondo i quali Annunziata non é mai stato in rapporti con la criminalità organizzata.
La Procura generale aveva chiesto la conferma della sentenza emessa dal Tribunale.
I giudici hanno inoltre disposto la revoca del sequestro dei beni mobili ed immobili, per un valore di oltre duecento milioni di euro, che era stato disposto a carico dell’imprenditore nel momento del suo arresto, avvenuto nel 2016.
Beni consistenti in 85 immobili, quattro imprese, due società di capitali e 42 rapporti finanziari.
La Corte d’appello ha assolto anche otto familiari di Annunziata, la moglie, quattro figlie e tre generi, difesi dallo stesso Veneto e dall’avvocato Giuseppe Macino, imputati di associazione per delinquere per avere garantito all’imprenditore ed ai suoi presunti referenti mafiosi, secondo l’accusa, un aiuto patrimoniale e personale. Gli stessi familiari, comunque, erano già stati assolti in primo grado.
“Finalmente, dopo otto anni – ha commentato l’avvocato Veneto – si è riusciti a comprendere che Alfonso Annunziata è una persona perbene e non un mafioso. Come difensori ci siamo battuti per la sua assoluzione e siamo soddisfatti per la sentenza d’appello”.