“Le Amministrazioni pubbliche dovrebbero essere naturalmente consapevoli delle sfide che i cittadini con disabilità devono affrontare quotidianamente e impegnarsi a lavorare al loro fianco per garantire loro una vita dignitosa e pienamente inclusiva. Quando questo riconoscimento arriva per ‘condanna’ a seguito di una sentenza, la grave mancanza nel sistema amministrativo certificata dalla magistratura competente, comporta un serio danno per la vita di una persona con disabilità e per la sua famiglia. E il ‘mea culpa’ non serve”. E’ quanto afferma il segretario generale della CGIL Area Vasta Catanzaro, Crotone e Vibo, Enzo Scalese, in merito alla sentenza del Consiglio di Stato in seguito alla quale il Comune di Vibo Valentia è stato condannato al risarcimento dei danni per la mancata predisposizione del Progetto di vita individuale a favore di un minore con autismo.
“Il fatto che gli enti pubblici non siano in grado di occuparsi adeguatamente dei bisogni dei soggetti più fragili della nostra società deve necessariamente aprire un dibattito sulle possibili soluzioni a cui anche il sindacato è chiamato a partecipare – afferma ancora Scalese –. Il Progetto di vita, ad esempio, è uno strumento concreto per garantire la piena inclusione delle persone con disabilità e il loro diritto a una vita dignitosa e soddisfacente. Questa sentenza dovrebbe essere un campanello d’allarme per tutte le istituzioni pubbliche, affinché si impegnino seriamente nel garantire l’accesso ai servizi e ai sostegni necessari per le persone con disabilità e le loro famiglie. Oltre che a mettere in campo una progettualità adeguata in grado di non disperdere le risorse nazionali mirate, promuovendo politiche e azioni che favoriscano la piena inclusione e il rispetto della dignità di tutti”.