E’ stata un’udienza breve e interlocutoria quella che si è tenuta stamani davanti alla Corte d’assise di Catanzaro in apertura del processo per l’omicidio di Maria Chindamo, l’imprenditrice di 44 anni di Laureana di Borrello (Reggio Calabria), rapita e uccisa a Limbadi (Vibo Valentia) il 6 maggio 2016 e il cui corpo è stato poi dato in pasto ai maiali e i resti distrutti con la fresa di un trattore.
Per il delitto è imputato Salvatore Ascone, di 58 anni, accusato di avere collaborato alla pianificazione, organizzazione ed esecuzione dell’omicidio in concorso con l’ex suocero di Maria Chindamo, Vincenzo Punturiero, che è deceduto, il quale avrebbe commissionato il delitto perché imputava il suicidio del figlio alla separazione che questi aveva avuto da Maria Chindamo.
Ascone avrebbe partecipato avendo interesse, in proprio e in qualità di referente della cosca Mancuso, ad acquisire un terreno dell’imprenditrice.
Nel corso dell’udienza, il difensore di Ascone, l’avvocato Salvatore Staiano, ha sollecitato la Corte a trasferire l’imputato dal carcere di Secondigliano a quello di Catanzaro perché deve essere sottoposto urgentemente a un intervento chirurgico essendo “affetto da una patologia che potrebbe portarlo alla morte”.
Il presidente, Massimo Forciniti, ha riferito che la Corte già dall’8 marzo ha acconsentito a dare il nulla osta per il trasferimento.