“I servizi educativi rappresentano un fattore di protezione da un ambiente familiare a rischio di vulnerabilità socio-economica, essendo in grado di supportare i genitori e offrire ai bambini esperienze fondamentali per lo sviluppo cognitivo, relazionale ed emotivo, in una logica cooperativa tra famiglia e servizi. La proposta di legge approvata dal Consiglio regionale va sicuramente nella direzione della costruzione di un sistema educativo inclusivo e di alta qualità che mette al centro i diritti dei bambini e delle bambine. Ma, ovviamente, non basta”. È quanto afferma la consigliera regionale del Pd, Amalia Bruni, vice presidente della Commissione Sanità.
“Con questa proposta di legge – spiega Bruni – la Regione definisce il proprio ruolo nella governance del sistema integrato di educazione e istruzione dalla nascita sino ai sei anni, in coerenza con i principi del Decreto legislativo 65/2017. Si tratta di un ruolo ampliato in modo significativo: si mettono, quindi, al centro i bambini e le famiglie, riconoscendo l’importanza di conciliare l’attività lavorativa con la responsabilità della cura dei bambini nell’età zero-sei anni. Inoltre, si propone di potenziare la qualità dell’assistenza ai bambini e dei servizi a supporto della natalità”.
“Attualmente, i servizi per la prima infanzia rappresentano un fattore di protezione fondamentale, tuttavia, vi sono significative criticità evidenziate dai dati ISTAT: basti pensare che in Italia, solo il 28% dei bambini può usufruire dei servizi educativi e troppo pochi sono i nidi comunali, con la Calabria tra le regioni con l’offerta più limitata – afferma ancora la consigliera regionale -. Solo circa l’11 % dei bambini infatti vi trova posto, poco più di 5.200 a fronte di 44mila residenti al di sotto dei tre anni. Un’offerta assolutamente insufficiente rispetto al potenziale bacino di utenza. Non solo asili nido e servizi educativi sono pochi, ma negli ultimi 10 anni sono diminuiti di oltre 14 mila posti, pari a -3,9%. Ma se da un lato c’è un problema di un insufficiente numero di posti, con forti diseguaglianze territoriali, dall’altro c’è anche il problema di rette che per molte famiglie sono insostenibili”.
“Questa proposta legislativa si propone di affrontare queste sfide, puntando a garantire un’offerta educativa inclusiva e di alta qualità. Tuttavia, sono necessari sforzi concreti per superare le disparità territoriali nell’offerta di servizi e per garantire risorse adeguate ai Comuni per la gestione corrente degli asili nido: il potenziamento dell’offerta di nidi andrebbe a creare opportunità di lavoro con profili professionali di qualità – si legge ancora nella nota –. In soccorso ci viene il Pnrr, con i finanziamenti previsti per scuole dell’infanzia e nidi che in Calabria ammontano a 220 milioni di euro (su un totale di 4,6 miliardi a livello nazionale) per 183 interventi totali. Ma la rimodulazione del PNRR, proposta dal Governo e decisa dalla Commissione europea a fine anno 2023, si sostanzia nel forte ridimensionamento dei nuovi posti da attivare che passano da 264 mila a 150 mila con un taglio molto consistente e preoccupante, oltre alla proroga del termine per il completamento degli investimenti. Ed ancora occorre reclutare e formare le nuove figure professionali degli educatori a fronte dei nuovi posti creati grazie ai finanziamenti del Pnrr. Si stima che per avere un personale in numero sufficiente per far funzionare i nuovi posti previsti occorrano almeno altri 32mila educatrici/educatori, oltre a quelli attualmente presenti, di questi 2.419 nella sola Calabria”.
“Ma la nuova e più ricca offerta educativa in termini di strutture deve essere accompagnata da un’adeguata programmazione con individuazione delle relative risorse economiche. Nella proposta attuativa del D.Lgs 65/2017 non vengono infatti indicate le risorse necessarie per adempiere alle funzioni regionali e per la compartecipazione del Fondo nazionale. Oltre agli investimenti per realizzare le strutture, vanno garantite ai comuni le risorse necessarie alla gestione corrente degli asili nido, per valorizzare il personale e promuovere la qualità dell’offerta educativa”.
“Al Governo- conclude Bruni- chiediamo meno annunci, meno retorica e più impegno per garantire gli obiettivi europei, un’infrastruttura educativa e sociale strategica e politiche strutturali e di prospettiva che mettano al centro i bambini e le bambine e i loro diritti che devono trovare coerenza e realizzazione a partire dalla previsione di adeguate risorse finanziarie e di un’adeguata e articolata progettazione per una maggiore offerta di servizi educativi inclusivi e di alta qualità”.