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Le Muse: scambi culturali con l’approssimarsi dei 25 anni di attività

L'Associazione reggina e Palermo abbracciano insieme il Liberty e l'eccletismo presso la Casa Museo Paraino

di Sebastiano Plutino

L’Associazione culturale Le Muse “Laboratorio delle Arti e delle Lettere” di Reggio Calabria è reduce dal suo primo appuntamento in terra di Sicilia. Scambi culturali che vedono veri e propri approfondimenti volti alla conoscenza del patrimonio storico artistico italiano e/o ancora di realtà museali che mantengono l’identità e la storia dei luoghi dove sono collocati.

I soci guidati dall’instancabile presidente ed i componenti del direttivo sono stati questo fine settimana fuori per ben 4 eventi diversi che in due giorni hanno visto la nota associazione presente a Trabia, Bagheria, Palermo e Piana degli Albanesi.

Abbiamo pensato – ha dichiarato Giuseppe Livoti – di visitare luoghi inediti e non scontati, allargando la nostra rete di collaborazioni e conoscenze con le quali creare una rete Sicilia-Calabria in occasione del venticinquennale a settembre, portando così vari personaggi che animano il dialogo culturale fuori dalla nostra terra. A Trabia è stata occasione per visitare Castello Lanza che giace sul luogo in cui il generale Aausman Ben Muhammad e 600 uomini provenienti dalla provincia d’Ifriqyia eressero la fortezza At Tarbiq al fine di cingere d’assedio la città di Termini Imerese (827 dC). L’impronta quadrata di 50 x 50 m é rimasta invariata per i successivi 12 secoli e ha influenzato a tal punto la storia della zona che la circonda da essere presa in prestito dai fondatori dell’attuale insediamento – i potenti Branciforte-Lanza – allorquando fu concessa ad essi la licentia populandi (sec. XVII). Ed ancora un approfondimento presso la Villa Palagonia a Bagheria uno dei più conosciuti e visitati monumenti di Sicilia. Superba ed eccentrica villa che, già nel Settecento, viene visitata da illustri viaggiatori, che la considerano come il luogo “più originale che esiste al mondo e famoso in tutta Europa”. La sua costruzione ebbe inizio nel 1715 per volere di Don Ferdinando Gravina e Crujllas, IV principe di Palagonia, pari del regno, cavaliere del Toson d’oro, prestigiosa onorificienza dei re di Spagna. Per la progettazione di questa residenza di villeggiatura fu incaricato il frate domenicano Tommaso Maria Napoli, architetto coadiuvatore del Senato di Palermo con la qualifica di “ingegnere militare”. Nel 1737, con la successione di Ignazio Sebastiano Gravina, erede del padre Francesco Ferdinando, iniziano i lavori per la realizzazione dei corpi bassi che circondano la villa. E ancora Le Muse sono state ricevute dalla Pro Loco di Piana degli Albanesi per un approfondimento sul centro più importante e noto degli albanesi di Sicilia, nonché il più grande stanziamento arbëresh, dove da secoli risiede storicamente la più popolosa comunità albanese d’Italia. Denominata fino al 1941 Piana dei Greci per il rito greco-bizantino professato dai suoi abitanti, è sede vescovile dell’Eparchia di Piana degli Albanesi, circoscrizione della Chiesa italo-albanese, la cui giurisdizione si estende su tutte le chiese insulari di rito orientale. Nel corso dei secoli è stata annoverata fra i maggiori centri attivi e influenti degli italo-albanesi, tutelando e coltivando la memoria storica dell’antica madrepatria. Oltre a essere il fulcro socioculturale, religioso e politico delle comunità arbëreshe dell’isola, ha mantenuto pressoché intatte le proprie peculiarità etniche, quali la lingua albanese, il rito greco-cattolico e i caratteristici costumi originari. Nell’età moderna ha ricoperto un ruolo significativo per i moti rivoluzionari e risorgimentali relativi all’unità nazionale d’Italia, ai movimenti regionali dei Fasci siciliani dei lavoratori e alla questione della “Rilindja” nazionale albanese nella lotta di liberazione dal dominio turco-ottomano. Tra il 1944 e il 1945, durata cinquanta giorni, Piana degli Albanesi divenne una Repubblica popolare indipendente. È, inoltre, tristemente nota per la strage di Portella della Ginestra (1947).

Momento clou di questo viaggio è stato l’incontro presso la Casa Museo Piraino, luogo, punto di congiunzione tra Eclettismo e liberty tra abiti ed accessori, ed un migliaio di opere d’arte e arte decorativa, reperti archeologici e oggetti di design, raccolti in oltre mezzo secolo. Il professore Raffaello Piraino, collezionista, artista e docente di Storia del Costume e Scenografia presso l’Accademia di Belle Arti accogliendo e salutando “Le Muse”, ha sin da subito raccontato come è nata questa passione che lo ha visto alla ricerca della collaborazione delle famiglie nobili di Palermo andando a visitare soffitte e depositi e trovando tantissimo materiale. Ne emerge una ricca mia collezione paragonabile a quella che è oggi ospitata a Palazzo Pitti a Firenze dove sono conservati anche tutti gli abiti di Franca Florio. Il mio augurio è di trovare una collocazione in una struttura dedicata, magari in un palazzo storico più grande poiché l’attuale è casa mia, il mio ritrovo, dove sono circondato da tanta memoria. Il cuore della collezione raccoglie materiale databile tra il Settecento e il  Novecento, in prevalenza di provenienza siciliana con vari focus a cui di volta in volta Piraino dedica piccole mostre temporanee tematiche. Un viaggio tra ceramiche, ventagli, abiti, opere d’arte pittorica e musiva, incisioni e grafica, arti applicate e mobilio unitamente al corpus di fotografie, riviste e pubblicazioni facenti parte dell’archivio privato. Da colto collezionista-umanista con trascorsi professionali, il professore Raffaello Piraino ha conversato sulle sue collaborazioni e rapporti di amicizia con Leonardo Sciascia, Renato Guttuso, Sebastian Matta, Jannis Ritsos, Andrea Volo, Ferdinando Scianna, emotivamente ancorato al passato dell’immediato dopoguerra e costantemente proiettato al futuro e ai più giovani. I soci Muse hanno potuto assaporare la vita mondana dell’alta borghesia, circondati dallo sfarzo e dall’eleganza di un tempo, passando attraverso le eleganti sale del palazzo  e soffermandosi su un “abito confezionato per Donna Franca Florio”, che si narra che non l’abbia mai indossato e regalato alla sua guardarobiera. L’incontro si è concluso con una comunione di intenti e lo scambio del gagliardetto de Le Muse mentre il presidente Livoti ha strappato al prof. Piraino una promessa, quello di vederlo a Reggio Calabria in occasione dei 25 anni di attività del noto sodalizio calabrese. Per domenica prossima si prevede ancora grande evento Muse che vedrà la ripresa degli storici “Notturni” con la consegna del Premio alla giornalista Carmen Lasorella e tante cose inedite.

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