Avido di vita, avido di regalare soddisfazioni a chi lo circonda, avido di veder ripagati sacrifici che a lui, Edoardo Murabito, vent’anni, di Ostia, si sono accostati quando, ancora fanciullo, ha varcato per la prima volta la linea di un campo di volley. Con Santa Monica Ostia l’introduzione ad una bella storia, ancora tutta da scrivere, ma con le prime pagine che lasciano presagire nitidamente un epilogo roseo. Adolescente già vincente a Roma, sponda Fenice: due titoli regionali, under 17 e Under 19 e la titolarità in Serie C. Tutto in un unico capitolo. Un talento che, sempre in quella stagione, ha ricevuto la benedizione di Julio Velasco: il Club Italia allargato era il posto adatto a lui. A quel punto, si sarebbe potuto accontentare di assecondare una crescita ormai palese ed aspettare le occasioni propizie, magari anche comode. Ma Edoardo, ancora minorenne, all’epoca 16 anni di coraggio, voleva prodursi in qualcosa che allargasse la linea di fuoco della sua natura impavida. E, dunque, fari puntati su Treviso: provino superato. Le sue virtù che ricevono semaforo verde: “Quella nella Marca è stata un’esperienza favolosa agevolata dalla vicinanza e dalle attenzioni di uno staff di altissimo livello. Un biennio di Under 19 ed ingresso, anche in questo caso dalla porta principale della titolarità nel sestetto iniziale, in Serie B. Allenatore Michele Zanin: l’Autorità del volley giovanile italiano, a riprova che quel bene di cui si parla a proposito del giovanissimo centrale arrivato dalla Capitale poggiava su basi solide. La soglia successiva che supera è quella della Serie A: Motta di Livenza in A3, la strada è segnata: “Qualità sublime, differenze con la Serie B rimarchevoli. Compagni di squadra di caratura notevole con i quali ho avuto la possibilità di confrontarmi ogni giorno e dai quali ho assorbito tutti i consigli, come farò anche in futuro giocando spalla a spalla con atleti più navigati di me”. Quello di cui aveva necessità il romano a caccia di spazio e per estenderlo la soluzione è sempre quella: “Impegno massimo, caparbietà, non pensare, nemmeno per un secondo, a sedersi sugli allori, umiltà”. Anche perché Eduardo Murabito si vuole prendere, esaudendo le richieste del merito, tutto quello che è giusto sia riconosciuto dal talento e dalla smania di sgobbare in allenamento: “Giocare è, per me, benzina indispensabile. Sono risoluto a far vedere quanto valgo, irresistibilmente attratto dalla competizione e, spinto da questo propulsore, non mi arrendo mai. Mi piace lavorare di squadra. A muro, pur consapevole che mai ci si può sentire appagati, mi sento molto a mio agio e, negli anni, anche grazie all’intesa trovata con il palleggiatore, sono migliorato anche in attacco”. Implacabile qual è, potreste mai sospettare che persegua ambizioni diverse rispetto a quelle più nobili? No, e infatti, il suo intento è preciso: “SuperLega e Nazionale, sono quelle le mete, non ci giro intorno”. Una freschezza d’animo ed una spigliatezza che, dalla sommità dei suoi 2,07 centimetri, trasmette con effervescenza. Quella stessa effervescenza che brucia alla vigilia dello sbarco a Reggio Calabria: “Mi hanno parlato benissimo della città e tornare a vivere in una città di mare per me, che sono di Ostia, mi fa venire la pelle d’oca”. Scegliere la Domotek Volley ha motivazioni puntuali: “Il club, coach Antonio Polimeni, mi hanno voluto fortemente e questa insistenza mi ha rapito il cuore”. I programmi del team amaranto sono, nelle parole del centrale ventenne, agguerriti: “Il nostro roster è un mix molto ben composto di giovani che sospirano di poter dimostrare il loro valore e giocatori che hanno messo assieme anni di pregio in Serie A facendosi valere grazie alle loro qualità. Con il coltello tra i denti, tormenteremo qualunque avversario. Noi siamo pronti alla battaglia”.
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