Il Tribunale di Crotone si é riservato di decidere entro cinque giorni sull’istanza di concessione degli arresti domiciliari per Maysoon Majidi, la ventottenne curda iraniana, attivista per i diritti delle donne, arrestata il 31 dicembre scorso con l’accusa di essere una scafista e rinviata a giudizio con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
La richiesta di concedere i domiciliari, con braccialetto elettronico, all’attivista curda in una struttura gestita dall’associazione “Sabir” é stata avanzata dal suo difensore, per Maysoon Majidi è stata reiterata dal suo difensore, Giancarlo Liberati.
Il pubblico ministero, Maria Rosaria Multari, ha espresso parere contrario alla concessione dei domiciliari.
Il magistrato, tra l’altro, ha esibito alcuni articoli di giornale sostenendo che “in questo processo, diventato mediatico, si è determinato un condizionamento esterno ed un inquinamento probatorio. Non è un caso che ci sono due testi che non si rendono reperibili per le autorità giudiziarie italiane, nonostante siano state effettuate tutte le ricerche, e poi vanno a parlare con gli inviati della trasmissione ‘Le iene’ e con i loro difensori. Non ci sono le condizioni per concedere i domiciliari all’imputata perché c’è un pericolo di inquinamento delle prove e di fuga”.
L’avvocato Liberati ha anche presentato una istanza di non ammissibilità delle testimonianze dei due migranti che hanno accusato Maysoon Majidi in quanto “non vi era imprevedibilità allontanamento, tanto che lo stesso pm afferma che sono andati via tutti i 77 il 2 gennaio dopo decreto di espulsione. Era prevedibile che migranti si sarebbero allontanati”.