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Calabria: spesi oltre 70 euro al giorno per giochi e lotterie

“Serve prevenzione, non repressione" dichiarano Rapani e Molinaro al Consvegno FdI, a Corigliano, “Ludopatia: vinci solo quando smetti!”

di Sebastiano Plutino

Il gioco d’azzardo patologico non è un problema marginale. È una dipendenza che cresce silenziosamente e che lascia dietro di sé macerie sociali, familiari ed economiche. Il punto non è il gioco in sé, ma quando diventa un comportamento fuori controllo, alimentato da fragilità personali e contesti difficili. L’urgenza è costruire una risposta concreta fatta di prevenzione, informazione, ascolto. E soprattutto, coinvolgimento dei territori. Questo il senso del convegno “Ludopatia: vinci solo quando smetti!”, promosso dal coordinamento di Fratelli d’Italia Corigliano-Rossano, che si è tenuto nella sala parrocchiale San Giovanni XXIII in contrada Cardame.

A introdurre e moderare i lavori, Dora Mauro, coordinatrice territoriale FDI. Al dibattito hanno partecipato il dottor Paolo Savoia, già dirigente medico SERD dell’ASP di Cosenza, Salvatore Perfetto (Gioventù Nazionale), Pietro Molinaro, presidente della commissione antindrangheta della Regione Calabria, i consiglieri comunali Guglielmo Caputo e Daniela Romano, il capogruppo di FI Giuseppe Turano e la consigliera Elena Olivieri, e altri rappresentanti istituzionali. A chiudere il confronto, il senatore Ernesto Rapani, componente della Commissione Giustizia del Senato.

Un DDL per inserire la ludopatia nei LEA

Il senatore Rapani ha illustrato i contenuti di una proposta di legge depositata nel dicembre 2022. Un DDL nato per colmare le lacune dell’attuale normativa, con l’obiettivo di rendere più chiaro e concreto l’intervento dello Stato: «C’è una normativa che al momento non è completa – ha spiegato Rapani – tant’è che è stato presentato un DDL a firma di senatori di Fratelli d’Italia, che è in valutazione e che stiamo cercando di integrare con la speranza di dare un quadro normativo più chiaro». Il focus, però, non è sulle pene. Anzi. «Non servono pene – ha detto il senatore – ma prevenzione. Perché purtroppo questa forma di ludopatia che sta dilagando è legata molto a un fattore psicologico. Per questo nel DDL è previsto che rientri tra i Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), per garantire un sostegno concreto e capillare sul territorio».

Molinaro: «La Calabria brucia 5 miliardi in giochi»

A tracciare un quadro preoccupante è stato Pietro Molinaro, presidente della commissione antindrangheta della Regione Calabria, che ha evidenziato il legame tra ludopatia e criminalità organizzata. «Non lo scopriamo oggi – ha detto – che il gioco d’azzardo è oggetto di attenzione della criminalità organizzata. Ma la nostra preoccupazione è anche un’altra: genera usura, dipendenza e impoverimento». Secondo i dati ufficiali del Monopolio di Stato, nel solo 2023 i calabresi hanno speso circa 5 miliardi e mezzo di euro in giochi e scommesse. Una cifra che fa impressione, considerando che la Calabria è l’ultima regione d’Europa per reddito pro capite. «Pensare che 5 miliardi e mezzo vengono bruciati – perché questo è il termine giusto – nel gioco d’azzardo, è una grande preoccupazione che dobbiamo avere». Molinaro ha puntato il dito sul ruolo dei Comuni, ricordando l’obbligo previsto dalla legge: «Lo dice l’articolo 16 della legge 9 del 2018: le amministrazioni comunali dovrebbero monitorare il rispetto delle distanze tra sale da gioco e luoghi sensibili come scuole e centri anziani. Ma questo – ha sottolineato – viene monitorato poco e male. Serve più attenzione, più controlli, più prevenzione».

Dora Mauro: «Una piaga che colpisce anche i giovanissimi»

Ad aprire il confronto è stata Dora Mauro, che ha posto l’accento sulla scarsa consapevolezza del problema, soprattutto tra i più giovani. «La ludopatia non riguarda solo gli adulti o gli over 65 – ha detto – ma è largamente diffusa tra i giovani, anche minorenni. Per questo, attraverso le testimonianze di ragazzi iscritti al partito, abbiamo deciso di accendere i riflettori sul gioco d’azzardo patologico». Mauro ha parlato del disturbo come di una minaccia che si estende ben oltre il singolo individuo: «Il problema non sono solo le slot machine presenti sul territorio. La vera emergenza è fermare il gioco quando diventa un disturbo comportamentale. Perché il disturbo non coinvolge solo il soggetto ludopatico, ma l’intera società: famiglia, economia, relazioni, finanze. Un mondo che ne viene inevitabilmente travolto».

Colpisce giovani e anziani, ma può riguardare tutti

La ludopatia non ha un’età”. A dirlo è Paolo Savoia, già dirigente medico Serd-Asp di Cosenza, specialista in malattie infettive: « Riconoscere una dipendenza da gioco d’azzardo significa osservare i comportamenti: tempo eccessivo trascorso a giocaresbalzi d’umoredifficoltà economiche improvviseisolamento socialetendenza a mentire su quanto si gioca. Segnali sottili, ma spesso ricorrenti, che possono aiutare a individuare il problema in fase iniziale. «Il primo passo – aggiunge Savoia – è parlare. Trovare  qualcuno che ascolti senza giudicare. Anche solo rompere il silenzio, spesso, è già un grande aiuto. E da lì si può costruire un percorso con figure professionali competenti». Un percorso che non deve essere lasciato al caso.

 “La vera trappola è la normalità apparente”

ISalvatore Perfetto, esponente di Gioventù Nazionale, ha parlato di una dipendenza sottovalutata, vissuta troppo spesso in solitudine. «Oggi basta avere un cellulare per ritrovarsi in questo vortice – ha detto – ma il vero problema è la percezione sociale: il gioco d’azzardo è considerato molto più accettabile rispetto ad altre dipendenze. Ed è qui che si nasconde la trappola». Perfetto ha legato la diffusione del fenomeno a condizioni di disagio: «Più è alto il disagio – povertà, disoccupazione, isolamento – più alta è la probabilità che un giovane cada nella dipendenza da gioco». Per questo ha proposto la costruzione di una rete territoriale, con il coinvolgimento di scuole, enti locali, regioni, terzo settore ed esperti, per avviare giornate di prevenzione e informazione, oltre alla promozione di comitati giovanili per sensibilizzare i coetanei. A rafforzare questo appello è stato Fabio Carignola, giovane di Fdi, che ha evidenziato la gravità della situazione: «Il vero problema – ha sottolineato – è che il ludopatico ha difficoltà ad ammettere di avere un problema. Ecco perché il fenomeno è così difficile da contrastare».   Carignola ha poi condiviso un dato allarmante: molti ragazzi della sua età raccontano di giocate che superano i 70 euro al giorno. Un segnale che, secondo lui, impone un intervento rapido e deciso, a partire proprio dal coinvolgimento delle nuove generazioni.

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