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A Gioia Tauro l’evento “Arte in Banca” per celebrare l’Artista Adriano Fida

Svolto sabato, alla Banca Mediolanum, un evento con il ricordo dell’artista Adriano Fida, a cui ha preso parte anche il pres. "Le Muse" Livoti

di Sebastiano Plutino

L’evento “Arte in Banca” ritorna con una mostra di eccellenza negli ambienti espositivi dello storico palazzo che ospita la Banca Mediolanum di Gioia Tauro con il ricordo dell’artista Adriano Fida.

Sabato scorso all’inaugurazione la dott.ssa Cristina Petea, che ha promosso la manifestazione, ha ribadito come la serata vuole essere un atto di amore e di ricordo nei confronti di un conterraneo seguendo il suo percorso artistico tracciato da tempo e che vuole fare memoria di una eccellenza dell’arte calabrese forse troppo presto dimenticata.

Una narrazione attraverso le parole del Direttore Artistico Cosimo Allera, il quale, si è soffermato sulle scelte fatte per questi avvenimenti che celebrano ma che danno grande opportunità di confronto con il territorio. Abbiamo presentato ad un attento pubblico in questi anni le opere di Giuseppe Fata, Maurizio Carnevali ed anche le mie sculture ha evidenziato Allera, poiché crediamo ci debba essere un confronto ed una riflessione su ciò che va valorizzato e promosso, e, non potevamo non ricordare un uomo buono e riservato quale Adriano Fida a poco tempo dalla sua scomparsa.

Il giornalista e critico Giuseppe Livoti, ha ribadito fermamente come Adriano fa parte di una narrazione della Calabria artistica contemporanea che purtroppo, spesso, viene dimenticata e che invece deve continuare ad essere promossa e soprattutto deve vedere le istituzioni di alta cultura unite nel commemorare e promuovere, non cancellando le tracce di percorsi eccellenti di  coloro i quali andando via dalla Calabria hanno avuto l’evoluzione di un curriculum che ci rende tutti orgogliosi . Per raccontare Adriano Fida sarebbe utile e necessario ricordare l’epitaffio di Pietro Bembo per Raffaello Sanzio il quale afferma che “…ora che è morto teme di morire” un monito questo che ci deve sempre far stare in allerta su come tramandare la memoria anche di Fida. Artista introverso Adriano Fida è nato a Reggio Calabria nel ’78. Formatosi all’Accademia delle Belle Arti di Reggio Calabria – in cui ha maturato la personale ricerca artistica nata attraverso lo studio dei grandi maestri del passato -, Fida ha affinato a Torino la sua cifra stilistica con la tecnica dell’affresco, sotto la guida del maestro Silvano Gilardi (Abacuc), e, dopo vari approfondimenti sulla materia, è stato giudicato e scelto per la realizzazione del nuovo affresco all’interno del MACAM di Maglione (TO).

Nelle sue opere emerge il fortissimo legame con la terra natìa e la sua cultura di derivazione ellenistica (Magna Grecia), mettendo al centro del processo creativo l’uomo e la sua storia in piena simbiosi con la natura e il divino. Dalla natura morta, allegoria della madre terra e dell’uomo legato al ciclo vitale del frutto, al ritratto, in cui l’autore racconta la storia delle icone del Novecento rivisitate in chiave moderna; fino al mito, la cui reinterpretazione è incentrata sull’elevazione dell’uomo comune rappresentato sulla tela con sembianze divine. Le tematiche descritte, lungo cui si snoda la produzione di Fida, presentano più di un denominatore comune, sia dal punto di vista allegorico, sia da quello tecnico. È qui che l’artista, forte di un invidiabile bagaglio culturale incentrato anche sull’arte dell’affresco, mette in pratica gli studi accademici che affondano le proprie radici nella pittura Fiamminga e Caravaggesca, sino ad arrivare all’arte moderna. Partendo dalla base classica, però, egli non si distacca dalla pittura moderna, approdandovi anzi grazie al forte rapporto che lo lega alla materia, mediante la quale racchiude, dal punto di vista iconografico, le anatomie presenti nella tela. Livoti si è soffermato sulla dimensione oscura del personaggio Fida che, sin da sempre, nel suo itinerario ha percepito quel senso di caducità della vita, quel patto segreto tra la morte e la notte come ci ricorda la cultura illuminista. I suoi lineamenti tra il gotico ed il rinascimentale, l’adesione al dato naturale con restituzioni iperrealistiche ed ancora ambienti con figure e dettagli elaborati e una pittura con rimandi allegorici e simbolici,  lo rendono unico ed ultimo tra i “visionari”, lui, che ha da sempre narrato la visione della sua coscienza attraverso anche temi mistici e spirituali.

 Arrivato da Roma, per l’occasione, il curatore d’arte e grande amico di Adriano,  Marco Dionisi Carducci che lo ha definito un artigiano dell’arte, un comunicatore della pittura celestiale dalle introverse e simboliche premonizioni, così come lo descrive Vittorio Sgarbi in un appassionato ricordo per Il Corriere della Sera all’indomani della sua scomparsa: «Ora questi dipinti visionari continuano a vivere senza di lui, e indicano un percorso definito, chiuso, di cui soltanto Fida poteva essere consapevole, stabilendo cosa voleva dirci, e che ci ha detto. Oggi, senza di lui, possiamo capirli meglio. Egli ci ha raccontato quello che avrebbe visto, quello che sta vedendo, lasciando memoria dell’aldilà. Adesso ci appare chiaro che tutta la sua opera è stata un presagio».

Affettuosa e sincera la testimonianza del fratello di Adriano, Pasquale il quale ha evidenziato come le opere di Fida oggi girano il mondo: Adriano non amava descrivere se stesso, la sua privacy, il suo intimo, ma, restano le sue pitture, le sue opere artistiche utili e necessarie per capire ciò che di grande ha perso la Calabria.

L’esposizione ha presentato al pubblico una selezione di alcune tra le opere più significative della pittura di Adriano Fida. Intime, mature, dai potenti connotati simbolici e tecnici estremamente maturi. Dallo sviluppo del ciclo pittorico incentrato sulle nature morte e sul mito, omaggio all’origine magnogreca della terra natìa, alle opere più recenti, forti di una stagione pittorica sofferta, ma proficua. La conclusione di un viaggio onirico che è oggi testamento d’inestimabile valore umano e professionale, che mette i posteri in condizione – e dovere – di valorizzare e divulgare.

Quella di Fida è stata una ricerca ossessiva e costante, una irrefrenabile sete di conoscenza, accresciuta nel tempo dallo studio personale e dal confronto con stimati colleghi, come Roberto Ferri, Alessandro Sicioldr, Gianluca Sità, Daniela Astone, Jara Marzulli. Nei lavori degli ultimi anni il tema del visionario è divenuto più acuto, ma sempre con equilibrio e coscienza, nel contesto di una pittura che via via si era fatta dolce, dai toni pastello

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