Ho fatto visita ad un giovane imprenditore del Marchesato Crotonese che ha deciso di restare nella sua terra dopo gli studi e dare vita ad una azienda agricola che offre lavoro e produce olio e altri prodotti biologici, ripristinando i terreni dei nonni ormai incolti da tempo. Si tratta di un luogo incantato, sulle colline alle spalle di Crotone, con una vista magnifica sul mare e migliaia di ulivi ultracentenari disposti in maniera ordinata lungo i crinali. Eppure tutto questo è messo a repentaglio dai progetti di alcune multinazionali che hanno presentato delle richieste per la creazione di numerosi impianti eolici e una grande centrale elettrica per la raccolta dell’energia proprio su questi terreni. Inutile dire ciò comporterebbe l’espianto di centinaia di piante molto delicate che rischierebbero di non riprendersi più. Così come spazzerebbe via il sogno lavorativo di questo e altri imprenditori della zona, sfregiando e inquinando ancora una volta in maniera indelebile e irreparabile questo magnifico territorio.
Per questo motivo continuo e continuerò a portare avanti la mia battaglia contro la diffusione selvaggia e incontrollata di questi impianti e ho già depositato una nuova interrogazione in Consiglio regionale al fine di comprendere quali siano le intenzioni della maggioranza in merito alla mia proposta di legge che prevede lo stop di tutte le concessioni finchè non saranno individuate chiaramente le zone idonee e quelle non idonee per questo tipo di attività. E per capire con chiarezza perché per questa legge, presentata già da circa un anno, non è ancora stata avviata la fase di discussione e approvazione.
E’ chiaro che ci troviamo ad un bivio fondamentale: queste attività nei territori calabresi stanno mettendo in pericolo il paesaggio, la natura, ma anche il turismo e le attività imprenditoriali. La Regione della Calabria deve decidere al più presto se vuole scommettere sulle competenze e sulla passione dei nostri giovani, sul turismo, sull’agricoltura sulle nuove idee che danno e daranno lavoro e sviluppo. Oppure dare sempre più spazio a queste multinazionali anonime e immateriali che vengono sui nostri territori, depredandoli e arricchendosi sulle spalle dei nostri nonni che hanno sudato e lavorato per lasciarci questo enorme e straordinario patrimonio.