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Processo Marjan Jamali ed Amir Babai: l’amarezza dei Comitati nonostante l’ assoluzione

Lo sgomento dei Comitati "Free Marjan Jamali" "Comitato OLTRE I CONFINI: Scafiste tutte" per processi i calvari giudiziari subiti da imputati

di Sebastiano Plutino

Riceviamo e pubblichiamo il comunicato stampa dei Comitati “Free Marjan Jamali” “Comitato OLTRE I CONFINI: Scafiste tutte” in merito ai processi i calvari giudiziari subiti da Marjan Jamali ed Amir Babai: “Marjan è stata assolta e questo ha fatto gioire tutte le persone, i collettivi, le associazioni e le organizzazioni che in questi mesi l’hanno sostenuta.

Restano però tanta amarezza ed altrettanto sgomento.

Amarezza per questi lunghi 19 mesi e mezzo che Marjan ha dovuto vivere tra detenzione, arresti domiciliari e, solo negli ultimi 2 mesi e mezzo, in una condizione di libertà precaria, a seguito della revoca delle misure cautelari da parte del Tribunale del Riesame di Reggio Calabria. Una libertà precaria perché condizionata dall’esito del primo grado di giudizio.

Un processo basato su testimoni ” fantasma ” dell’accusa, materializzatisi in sede di S.I.T. e poi scomparsi nel nulla.

Un processo che, da parte della pubblica accusa, ha tentato di colpire in ogni modo Marjan, attaccandola con un giudizio morale sulla sua condotta come donna e come madre. Anche nel corso dall’ultima udienza del 16 giugno, la replica della PM, richiesta il 28 maggio e che ha procrastinato il processo di altri 18 giorni, conteneva insinuazioni sessiste sulla condotta della giovane iraniana, assolutamente estranee ai fatti processuali e che hanno confermato una volontà persecutoria e denigratoria nei suoi confronti.

Amarezza e sgomento….

Sgomento e sconcerto per la condanna di Amir Babai, coimputato nel processo, al quale è stata inflitta la pena di 6 anni ed un mese di carcere ed una multa di 1.500.000 euro. Benché anche Amir fosse stato scagionato da Faruk, l’egiziano che ha confessato di essere il conducente dell’imbarcazione, il quale ha dichiarato che sia Marjan che Amir erano semplici passeggeri.

E allora ci chiediamo se, vista l’ampia risonanza mediatica del processo, era comunque necessaria una condanna a tutti i costi.

Le lacrime e le grida lancinanti di Amir, al momento della lettura della condanna, non ci possono lasciare indifferenti.

Lui, che ha già ingiustamente scontato quasi 600 (SEICENTO!) giorni di galera, ha avuto un’unica colpa: non essersi girato dall’altra parte, come fanno in tanti e tante, mentre alcuni uomini stavano tentando di violentare una giovane donna.

E proprio ieri ci è giunta la notizia del tentato suicidio in carcere di questo altruista, sfortunato e perseguitato giovane, attuato attraverso il taglio di una vena, fallito grazie all’intervento tempestivo dei sanitari ed al successivo ricovero in ospedale. Atto estremo che denota una chiara ed evidente reazione allo stato di prostrazione e di disperazione cui Amir è giunto a seguito di questa ingiusta sentenza di condanna. Per il resto è stato nuovamente e prontamente riportato in carcere con una una ferita chiusa con ben 15 punti di sutura.

Noi sappiamo bene che la responsabilità, non solo morale, di questa situazione è di chi ha messo in piedi queste incredibili accuse e di chi non ha avuto il coraggio di applicare la legge non solo di fronte ad una totale assenza di elementi probatori bensì, come è stato detto in aula dalle difese, di fronte ad una situazione di innocenza “al di là di ogni ragionevole dubbio”: questo è quello che ribadiremo sempre con forza e determinazione.

Come per Maysoon Majidi e per Marjan Jamali, saremo la voce ossessiva e forte che chiede giustizia per Amir e per tutt* coloro che cercano nel mondo una nuova speranza di vita e libertà.”, scrivono i Comitati.

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