L’incontro di giovedì 31 luglio allo spazio Orange in via Crisafi 22/a, con l’intervento di Corrado Trombetta e la presentazione del lavoro del Building Future Lab dell’Università Mediterranea, ha mostrato con chiarezza che Reggio Calabria è capace di generare competenze, visioni e innovazione. Eppure, troppo spesso, queste esperienze restano invisibili o non trovano spazio nel racconto pubblico della città.
Serve una visione futura e a lungo termine che superi l’idea negativa di una Reggio che dimentica i suoi figli, serve riconoscere e valorizzare le tante eccellenze reggine che operano nel mondo. Non sempre è possibile farle tornare fisicamente, perché il mercato locale oggi evidentemente non compete con quello internazionale ma nel tempo dello smart working e della mobilità globale, possiamo costruire un modello in cui questi talenti restino legati alla città, contribuiscano, ispirino, affianchino nuovi percorsi.
L’idea è quella di creare una rete di mentori, ambasciatori, co-progettisti, che anche da lontano aiutino Reggio a crescere. La città deve saper costruire relazioni durature con chi è partito e mostrare di essere un luogo che ascolta, accoglie e valorizza. L’alternativa forse è smettere di chiedere solo “ritorni come forma di eroismo” e iniziare a costruire legami stabili e proficui anche a distanza.
Ma non basta. Reggio Calabria deve anche imparare a fare marketing di sé stessa. Come istituzione pubblica, come territorio, deve raccontare al mondo i propri progetti, la propria visione, le opportunità che può offrire. Solo così potremo attrarre investimenti, partnership, energie nuove. Solo così chi è fuori – imprese, fondazioni, università, enti pubblici o privati – potrà riconoscere in questa città un terreno fertile, pronto ad accogliere e a costruire futuro.
Non partiamo da zero. Le basi ci sono. Tocca a noi renderle sistema e trasformarle in una leva di cambiamento.