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Festicini: “L’uso strumentale della Religione da parte di alcuni politici interroga l’integrità delle istituzioni democratiche”

"Quando la religione viene ridotta a mera bandiera sventolata si corre il rischio di pervertirne il messaggio", dichiara il presidente INA

di redazione

Secondo Lorenzo Festicini Presidente dell’Istituto Nazionale Azzrruro “l’uso strumentale della religione da parte di alcuni politici è una questione che interroga profondamente non solo le coscienze individuali, ma anche l’integrità delle istituzioni democratiche e dei luoghi sacri.  La religione, che nella sua essenza più alta è un dialogo fra l’umano e il trascendente, non dovrebbe mai essere piegata alle logiche contingenti del consenso elettorale. Infatti, quando essa viene ridotta a mero utensile retorico o bandiera sventolata opportunisticamente, non solo ne viene svilita la sacralità, ma si corre il rischio di pervertirne il messaggio. Nelle Scritture, sia nell’Antico che nel Nuovo Testamento, troviamo ammonimenti rivolti agli ipocriti e ai farisei, ai quali Gesù stesso rinfaccia di “lavare l’esterno della coppa” trascurando l’interno (Mt 23,25). Non viene forse da riflettere sul fatto che molti politici oggi cadano in questa stessa trappola? Ostentare simboli religiosi, citare passi sacri o mostrarsi devoti può diventare un rito vuoto, finalizzato più alla conquista dell’elettorato che alla testimonianza di una fede autentica. Tale atteggiamento, spogliato di verità e carità, rappresenta un abuso del simbolico per il vantaggio personale. Da un punto di vista teologico, possiamo affermare che la religione, quando politicizzata, corre il rischio di perdere la sua natura universale e profetica.  Lo spingerla in un campo divisivo, come quello delle campagne elettorali, la aliena dalla sua vocazione a edificare ponti di pace e giustizia.  Essa non è un’arma con cui brandire consenso, ma piuttosto un santuario che abbraccia ogni uomo e lo invita all’incontro con Dio.  I Padri della Chiesa ricordavano che *”Deus non irridetur”* (Gal 6,7) – Dio non si lascia deridere – e che ogni sfruttamento sacrilego, anche quando coperto da apparenze di pietà, avrà conseguenze sia nel giudizio umano che in quello divino. Di conseguenza, la società e i credenti sono chiamati a vigilare. Non basta che il politico sventoli un crocifisso o partecipi a celebrazioni liturgiche per giustificare la sua moralità; egli dev’essere giudicato sulle sue opere di giustizia, solidarietà e coerente servizio ai più deboli.  Il vero cuore della religione non riposa nell’apparenza, ma nella sostanza.  E su questo terreno, ogni maschera cade”.

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