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Reggio, Michele Rizzo (Onda Orange): “Città ha bisogno di futuro e il futuro sono i nostri giovani” 

Per Rizzo, Reggio deve ripartire dai giovani per costruire il futuro della città, affichè abbiano opportunità e non siano costretti a partire

di redazione
Come abbiamo detto chiaramente nel punto stampa dell’11 luglio, Onda Orange nasce con un obiettivo semplice ma ambizioso: sviluppare le evidenti opportunità e contribuire alla soluzione di problemi che da troppo tempo restano sepolti sotto l’indifferenza. 

La nostra visione è quella di una Reggio viva, bella, che non si limita a offrire un panorama mozzafiato o un clima invidiabile, ma che faccia star bene le persone. Una città che accolga, che dia conforto, che faccia sentire ogni cittadino parte di qualcosa di più grande. 

Una Reggio che non ti costringa a partire, ma ti inviti a restare. A costruire. A crederci. 

Per riuscirci, noi di Onda Orange riteniamo che nonostante le azioni da intraprendere siano tantissime ed in vari ambiti, dalla cultura alla legalità, dal lavoro al turismo, dal miglioramento urbano ed extraurbano alla mobilità delle persone, dobbiamo iniziare da ciò che secondo noi  è più urgente, più doloroso, più dimenticato: il lavoro. 

Non è normale che ogni giorno giovani e meno giovani preparino valigie per cercare altrove ciò che qui dovrebbe essere un diritto: un lavoro dignitoso. Non è normale che Reggio sia tra le città italiane con il più alto tasso di disoccupazione giovanile. Non è normale che uno su tre tra i 18 e i 35 anni non studi, non lavori e non abbia prospettive. Non è normale che la politica, per 30 o 40 anni, abbia fatto finta di nulla. E soprattutto non è più accettabile. Viviamo in una terra ricca di potenzialità: nel turismo, nell’agricoltura, nella cultura. Ma da troppo tempo Reggio viene svuotata di opportunità, mentre le sue risorse restano inutilizzate o nelle mani di pochi. 

I nostri giovani hanno idee. Ma non hanno spazio. Ecco il vero dramma: non mancano le energie. Mancano le possibilità. I giovani ci sono. Sono per le strade, sono nei bar, sono online. Hanno idee, sogni, entusiasmo. Ma troppo spesso questo si trasforma in frustrazione, apatia, disillusione. Perché il sistema non li ascolta. Non li coinvolge. Non gli lascia nemmeno un centimetro per provarci. Ma il lavoro non è solo uno stipendio. Il lavoro è dignità. È  orgoglio. È partecipazione. È appartenenza. Una città che non offre lavoro ai propri giovani sta rinunciando al proprio futuro.

Cosa si può fare?  

Non abbiamo la presunzione di avere soluzioni in tasca o la bacchetta magica, ma abbiamo una certezza: non possiamo più stare fermi! Dobbiamo agire. E dobbiamo farlo insieme, al di là delle bandiere, dei colori, delle etichette. Noi di Onda Orange per mesi abbiamo trattato il tema e, per iniziare, proponiamo tre azioni chiare, concrete e sinergiche 

 1. Formazione vera. Non diplomifici. 

Serve una formazione che crei davvero competenze. Che unisca scuola, università e quella poca ma buona impresa che resiste. Formazione per imprenditori e per lavoratori, che sia collegata alle realtà del territorio. Formiamo le imprese a durare nel tempo, formiamo gli imprenditori a soddisfare i bisogni dei futuri clienti, formiamo i giovani a diventare buoni collaboratori oltre che buoni professionisti e formiamoli soprattutto su ciò che è più facile sviluppare a Reggio: turismo, agricoltura e servizi interconnessi. 

🔸 Tavoli di lavoro tra istituzioni, università, associazioni di categoria ed esperti. 

🔸 Stage e tirocini per gli studenti qui, a Reggio, non altrove. 

🔸 Corsi professionali e manageriali finanziati con fondi pubblici. 

Costruiamo un ponte solido tra ciò che si studia ed il mondo del lavoro. Basta teoria vuota. Serve concretezza. 

 2. Scommettere sui giovani. Ora. 

Quanti ragazzi hanno idee brillanti, progetti innovativi, talento da vendere? Tanti. Ma mancano strumenti, sostegno e conoscenze per l’accesso ai tanti finanziamenti. È ora che le istituzioni dicano una cosa chiara: Se vuoi provarci, siamo con te! 

🔸 Uno sportello unico per sostenere sia le imprese esistenti che i potenziali imprenditori. 

🔸 Supporto nella progettazione, nel marketing, nell’accesso ai fondi regionali e nazionali. 

🔸 Spazi di co-working pubblici, bandi locali per start-up, incentivi fiscali. 

Non lasciamoli più soli! 

 3. Rilanciare Reggio partendo dalle sue radici 

Il lavoro può nascere anche dalla cultura, dalle tradizioni, dalla bellezza della nostra terra. Non vergogniamoci della nostra storia e delle nostre tradizioni. Valorizziamola. Difendiamola. Rilanciamola. 

🔸 Mettiamo in rete le eccellenze locali, piccole ma reali. 

🔸 Facciamo del bergamotto una risorsa per tutti, non per pochi. 

🔸 Replichiamo esempi virtuosi (best practicecome Roccella Jazz e rilanciamo altri eventi a carattere nazionale come i Festival del cinema sotto le stelle, Festival del vino, Festival dei tramonti, Festival delle tradizioni popolari, il Festival delle idee e chi più ne ha più ne metta. 

Non più eventi estemporanei, ma appuntamenti fissi, programmati, pensati per durare e dare lavoro nel tempo. 

Una città che accende il motore del lavoro, accende la vita. Il lavoro è il motore che fa vivere una città. Se lo accendiamo, tutto si muove: l’economia, la cultura, la fiducia, l’appartenenza. Ma per iniziare a far qualcosa servono tre cose: visione, coraggio e collaborazione. 

Ai giovani dico: non smettete mai di credere in voi stessi. Agli adulti, ai genitori, alle imprese, alle istituzioni: non lasciamoli soli. 

Perché una città che investe sui propri giovani è una città che ha deciso di vivere. 

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