Dopo le prime sedute in palestra, la Dierre Basketball si è mostrata “in carne ed ossa” per il suo battesimo ufficiale, il test match contro la Redel Viola. In panchina, a guidare le operazioni, il nuovo coach Francesco Inguaggiato, reduce da una lunga militanza di vita e sport in Texas negli Usa. Al termine della partita, il tecnico ha tracciato un primo bilancio di questi giorni di lavoro in vista del campionato che verrà.
“Come stanno andando questi primi giorni in casa Dierre?”. Una domanda quasi scontata, a cui Inguaggiato risponde con la schiettezza e la concretezza che lo caratterizzano. “Quello che avevamo messo in programma dal punto di vista atletico e tecnico si sta verificando. È la costruzione di una squadra per 5/6 nuova, un allenatore nuovo e quindi c’è tanto da lavorare. Si stanno adattando e stanno facendo un egregio lavoro i ragazzi per assorbire e imparare quello che sto cercando di trasmettere”.
Un aspetto che non è sfuggito al coach è l’atmosfera che si respira attorno al club.
La presenza massiccia dei dirigenti a bordo campo nel primo test è un segnale positivo e importante. “Tra le note ultra positive c’è che dietro la panchina, accanto a me, c’era il presidente Filianoti, ma accanto a lui tantissimi dirigenti. Vuol dire che c’è voglia di organizzarsi bene. C’è tanto entusiasmo e questa è una medicina importante. Questo entusiasmo, guidato e usato bene, si deve trasferire nel campo tramite la squadra, tramite i giocatori e me insieme a tutto lo staff tecnico. Questa è una cosa molto positiva”.
La sensazione, confermata dalle parole dell’allenatore, è che il lavoro di costruzione di un gruppo unito sia già a buon punto. “Hanno fatto subito collettivo. Questa è stata una bella sorpresa a livello di coesione di gruppo. Fin dal primo giorno si sono ritrovati ed è una cosa che col tempo aiuterà, perché si sa che in un campionato ci sono sempre alti e bassi e dobbiamo tenere il gruppo unito. Questa coesione che c’è fuori dal campo aiuterà in campo”.
Sul piano tattico, Inguaggiato svela qualcosa in più sull’identità che sta cercando di imprimere alla sua squadra, sfatando subito un facile cliché. “Non è un gioco americano. È un gioco che a me piace molto, che è quello di responsabilizzare i giocatori, di essere capaci… e ci arriveremo col tempo, già da oggi ho visto delle buone risposte… di capaci di leggere bene quelle situazioni in campo basato sulle letture. E quindi la velocità che noi stiamo cercando di trasmettere è più le letture che verranno eseguite e richiede – richiedono – tempo per essere messe a punto. ”.
Un progetto, dunque, che va oltre il semplice atletismo e punta sull’intelligenza di gioco e sulla crescita collettiva. Un percorso che è appena iniziato e che, sostenuto dall’entusiasmo del club e dalla coesione dello spogliatoio, punta a portare la Dierre Basketball verso traguardi ambiziosi.