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Reggio, ultimo Cero votivo alla Madonna della Consolazione per Falcomatà: “Non cedere ai compromessi”

Svolto stamattina in Cattedrale il tradizionale rito del cero votivo, ultimo per Falcomatà che lancia un appello alla Resistenza Civile

di Sebastiano Plutino

Svolto questa mattina, nella Cattedrale di Reggio Calabria,  il tradizionale rito dell’offerta del cero votivo alla Madonna della Consolazione, affidato per l’ultima volta a Giuseppe Falcomatà, prirma della scadenza del suo mandato elettorale come Sindaco Metropolitano della Città.

“Riportiamo il discorso integrale: “Eccellenza reverendissima, Reverendo Capitolo Metropolitano, porgo a voi e al Reverendo Clero di questa Chiesa reggina e bovese l’omaggio filiale della Civica Amministrazione, confermando e rinnovando a voi la sua antica e profonda devozione per la sua celeste Patrona, la Madonna della Consolazione.

Insieme con il suo popolo – grazie anche allo straordinario e appassionato servizio dei nostri portatori – le siamo andati incontro e ci siamo preparati all’incontro con lei con il cuore colmo di speranza, con intima trepidazione ma facendo nostre le ansie e le paure che ancora oggi agitano il popolo di Maria.

Porgere questo saluto da primo cittadino è sempre un’emozione unica; un’emozione che, quest’anno, dopo quasi dodici anni, provo per l’ultima volta. E in questi dodici anni, insieme, di strada ne abbiamo fatta tanta. Ma tanta, tantissima strada, o madre Celeste, ci sarà ancora da fare. Sarà una strada faticosa, che però la nostra città non dovrà percorrere da sola.

Sostieni, Madre, la nostra comunità. Una comunità fatta di donne, uomini, ragazzi, lavoratori, imprenditori, famiglie. Sono persone che hanno fatto una scelta difficile e coraggiosa: quella di restare qui, di crescere qui, di affidare anche a Te la loro speranza di futuro. E accanto a loro sostieni quei reggini che ancora oggi devono andare via ma tengono sempre viva nel cuore la speranza di poter tornare. Sono persone che oggi voglio ringraziare perché artefici dei cambiamenti della nostra città. Sono loro, sono i tuoi figli. Sono i reggini.

Per il futuro, ci aspettano anni cui dobbiamo guardare con fiducia. Quel fatidico 2026, I’anno in cui molte delle opere del PNRR dovranno essere terminate, è un obiettivo alla nostra portata. Ce la possiamo fare. Abbiamo sfidato il Covid, la diffidenza, la burocrazia. Abbiamo sfidato i pregiudizi di chi già ci considerava in fondo alle graduatorie perché ci riteneva incapaci di proporre progetti innovativi e di attrarre finanziamenti. E ora siamo lì, con oltre un miliardo di euro di risorse già investite per il futuro della nostra città.

E siamo felici, non perché siamo tra i primi in classifica ma perché quell’acronimo, per molti incomprensibile, PNRR, vuol dire salute, cultura, progresso, ambiente. Vuol dire parchi, case di comunità, asili nido, nuove strade, pubblica illuminazione, assistenza per i più deboli. Vuol dire, o Vergine Madre, migliorare la vita dei tuoi figli. Ed è questa la classifica che vogliamo vincere. Dacci la consapevolezza di pretenderle sempre, quelle risorse. L’Europa e l’Italia ce le devono, perché per averle abbiamo studiato, progettato, lavorato, lottato, rispettato le regole e le scadenze. E abbiamo sovvertito nei fatti lo stereotipo di un Sud fannullone, impreparato e sprecone dimostrandoci efficienti e pronti.

Perché solo così potremo continuare a scrivere storie come quella di Marta, un nome di fantasia per una delle tante persone che frequentano i centri diurni per disabili della nostra città. Dieci anni fa, i genitori di Marta, mi dissero che temevano per il futuro della figlia quando loro non ci sarebbero stati più. “Cosa ne sarà di lei, dopo di noi?” È stato I’assillo di questi anni. Oggi è nato in città il primo centro “Dopo di Noi” che assicura un futuro a tutte le persone fragili quando non ci sarà più qualcuno che potrà prendersi cura di loro. Non dimentichiamoci però di tutte quelle persone con difficoltà che vivono ogni giorno la condanna ad un destino maligno che sembra ineludibile. E davanti allo specchio, ritroviamo il coraggio di guardarci davvero, senza il trucco e gli abiti eleganti che vogliono coprire le nostre ferite. Perché finché non guariremo quelle ferite, finché nei nostri ospedali si continuerà a morire per un’infezione, non saremo mai pienamente una comunità. Perché finché tutte le Marta che vivono nella nostra città non avranno un futuro, non ce l’avrà nessuno di noi.

Lavoriamo sempre, con spirito di collaborazione, senza guardare al colore delle Amministrazioni e del Governo in carica. Perché fin dal primo giorno in cui ho varcato il portone di Palazzo San Giorgio, il rispetto delle istituzioni è stata per me l’unica bandiera, volando alto per non impantanarci nelle sabbie mobili delle polemiche politiche, delle rivendicazioni di campanile e delle beghe di partito. E in questo modo che abbiamo ottenuto il riavvio dei lavori del nuovo Palazzo di Giustizia, che darà finalmente dignità a chi lavora in un campo così delicato.

Vergine madre, in questi anni abbiamo superato momenti durissimi. La pandemia sembrava averci messo in ginocchio, invece ci siamo rialzati e abbiamo ricominciato a vivere. Siamo tornati ad abbracciarci nelle nuove bellissime piazze, al Tempietto e negli altri nuovi parchi rinati e che si sono trasformati in teatri all’aperto per gli operatori culturali di questa città che, con coraggio, hanno scelto di vivere e lavorare qui, insieme a noi.

Reggio sta tornando a essere una città del turismo, e intorno ad esso sta sviluppando una nuova economia, nuovo lavoro, nuove opportunità come il costruendo Museo delle Culture del Mediterraneo. Ma non bisogna mollare. Aiutaci, Madre celeste, a trovare gli strumenti e le regole che potranno aiutarci a fare meglio, accogliendo ogni ospite senza che questo ci possa mai snaturare. Aiutaci a difendere la nostra anima autentica, i nostri colori e i nostri sapori, le nostre antiche tradizioni. Aiutaci a far battere forte il nostro cuore mediterraneo perché chi viene qui nella nostra Reggio deve guardarla, toccarla, viverla per quella che è davvero.

Madre celeste, in questi anni Reggio ha imparato a farsi coraggio e a denunciare. Perché la ‘ndrangheta non si combatte vergognandosene o girandosi dall’altra parte, ma affrontandola, sconfiggendo il male e l’omertà con le armi della legge. E la nostra città lo sta facendo con coraggio, a viso aperto, grazie al lavoro della magistratura, delle forze dell’ordine e di polizia, della prefettura, insieme ai commercianti, agli imprenditori edili, nei mercati e nelle strade. E lo ha fatto trasformando le roccaforti della criminalità organizzata in centri di socialità e in case per coloro che, vivendo di lavoro onesto, un tetto non potevano permetterselo. Lo ha fatto realizzando il Parco Lineare Sud demolendo le baracche abusive; trasformando la malavita in nuova vita grazie alla costruzione di teatri e case rifugio per donne vittime di violenza in luoghi che erano il simbolo di quella stessa violenza. È anche attraverso questi esempi che potremo difendere il diritto delle nostre bambine a diventare le donne che vorranno, senza paure, senza rinunce. Difenderle dalle rappresentazioni di comodo di chi scambia le vittime con i carnefici. Difenderle da quelli che insegnano alle donne a bere meno e a vestirsi meglio, e dimenticano di educare gli uomini all’amore e al rispetto.

La strada è ancora lunga, cara Reggio, ma tu non mollare di un centimetro. Perché ogni battaglia che vinci è un passo avanti, ma ogni nuovo compromesso che accetti sono cento passi indietro.

Eccellenza reverendissima, nel suo saluto di sabato lei ha parlato del valore sacro della pace. Reggio è una città che accoglie chiunque arrivi qui per sfuggire alle guerre, alla fame, all’ingiustizia. Chiunque cerchi in lei un porto sicuro dove far approdare il sogno di una vita normale. In questo senso riprendo un passo dell’enciclica Fratelli tutti di Papa Francesco e ispirata a San Francesco d’Assisi “non è possibile essere locali in maniera sana senza una sincera e cordiale apertura all’universale, senza lasciarsi interpellare da ciò che succede altrove, senza lasciarsi arricchire dalle altre culture e senza solidarizzare con i drammi degli altri popoli”. Proprio per questo siamo vicini al popolo ucraino e al popolo palestinese per quanto sta accadendo sulla striscia di Gaza.

Anche questo è parte del nostro futuro. Quel futuro per il quale in questi anni abbiamo lavorato sodo. Un futuro dove una città del Sud abbia gli stessi diritti e gli stessi servizi pubblici di una città del Nord.

“Pubblico”, ecco. È una bella parola per descrivere il futuro della nostra città.

Pubblico come i concorsi che hanno premiato finalmente il merito e cioè chi conosce qualcosa e non chi conosce qualcuno. Pubblico come la scuola dove il figlio del ricco siede accanto a quello del povero. Pubblico come gli asili nido. Pubblico come le società dei servizi. Pubblico e definitivo perché consente alle famiglie di mettere insieme il pranzo con la cena, e consente di accendere un mutuo per fare studiare i figli perché finalmente si abbiano non più precario. Pubblico che vuol dire: tutti, senza distinzioni di etnia, orientamento sessuale, religione, censo. Pubblico come la mano che resta tesa anche quando tutto il resto si ritrae.

Eccellenza reverendissima, la ringrazio per il manifesto amore e la speranza cristiana che animano il Suo Alto Ministero e, con medesimi sentimenti, rivolgo il cuore e l’animo al Clero reggino, custode attento della benevolenza della nostra Avvocata e riferimento prezioso per tutto il suo popolo.

Cara Reggio, ho scelto di fare il sindaco perché, osservando mio padre Italo servirti, mi sono innamorato da bambino di questo mestiere faticoso e bellissimo, di questo incessante incontro-scontro con i tuoi concittadini, ogni ora del giorno, da improvvisi richiami, rimproveri, spiegazioni, lacrime, abbracci. La città è stata da sempre parte della mia famiglia e questa fascia per me è diventata una seconda pelle.

E adesso ho un po’ di paura, come ogni persona, la paura quando sta per concludersi l’esperienza umana più bella della sua vita. Ho paura, ma non ho rimpianti. Ho la coscienza in pace. E non perché abbia fatto tutto bene, anzi, si può e si deve sempre fare di più e meglio. Ho la coscienza in pace perché, cara Reggio, tutto quello che ho fatto, che farò, tutto, dal primo fino all’ultimo giorno, l’ho fatto e lo farò soltanto, esclusivamente, per te.

O Patrona, con l’orgoglio del Primo cittadino, ravvivo ancora una volta la promessa del figlio verso la Madre e Ti chiedo di continuare a stare vicina a tutte le mamme della nostra città – quelle che abbiamo accanto e quelle che teniamo nel cuore – ai tuoi figli, alla tua città affinché affronti le sfide a cui è chiamata.

Sii felice, Reggio. Viva Maria, oggi e sempre.”, queste le parole del Sindaco di Reggio, Giuseppe Falcomatà.

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