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La LAV lancia una petizione contro le corse clandestine dei cavalli

La LAV chiede pene più severe e nuovi mezzi investigativi in grado di fare giustizia contro il fenomeno criminale

di redazione
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Le corse clandestine di cavalli non sono solo un grave maltrattamento sugli animali: sono veri e propri eventi criminali, organizzati dalla criminalità mafiosa per affermare il controllo sul territorio e il proprio prestigio sociale. Lo conferma l’ultimo Rapporto Zoomafia LAV 2025 e lo certifica, per la prima volta, anche una Commissione parlamentare d’inchiesta. LAV ha deciso di lanciare una petizione per chiedere al Governo e al Parlamento di tradurre in legge le proposte avanzate dalla Commissione.

Il 24 luglio scorso nella Prefettura di Catania è stata presentata una relazione storica: per la prima volta una Commissione parlamentare d’inchiesta ha dedicato un intero dossier al fenomeno delle corse clandestine di cavalli, all’interno dell’indagine sulle cosiddette “zoomafie”. Infatti, la “Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su altri illeciti ambientali e agroalimentari” ha tra i suoi compiti stabiliti dalla legge anche quello di “indagare sulle attività illecite legate al fenomeno delle cosiddette «zoomafie» e verificare la corretta applicazione del Codice Penale”.

I numeri sono chiari: nel 2024 sono stati registrati 17 interventi delle forze dell’ordine, 7 corse clandestine denunciate, 70 persone denunciate, 29 cavalli e 1 pony sequestrati. Dal 1998 al 2024 compreso, grazie ai dati raccolti dall’Osservatorio Zoomafia LAV, sappiamo che sono state denunciate 4324 persone, sequestrati 1430 cavalli e bloccate 165 corse e gare clandestine. Un fenomeno endemico, con epicentro nel Sud Italia, in particolare Catania, Palermo, Messina e Ragusa, ma che si estende anche al Centro, coinvolgendo Lazio e Abruzzo.

Le proposte della Commissione nello specifico intendono:

  • Punire chi promuove le corse in modo organizzato e reiterato, riconoscendone la natura criminale e lucrativa e permettendo l’uso di strumenti investigativi come le intercettazioni telefoniche;
  • Consentire l’impiego di agenti sotto copertura che oggi paradossalmente è vietato dalla normativa vigente;
  • Aumentare le pene per gli organizzatori delle gare clandestine;
  • Introdurre sanzioni penali per chi diffonde online video di maltrattamenti, anche se non ne è l’autore;
  • Istituire centri di recupero “protetti” per i cavalli sequestrati;
  • Demolire le stalle abusive;
  • Creare una Banca dati interforze sui reati contro gli animali;
  • Avviare percorsi di formazione specialistica per le forze dell’ordine.

Si tratta di un cambio di rotta importante: la relazione propone strumenti nuovi e concreti per combattere un crimine radicato e pericoloso, troppo a lungo sottovalutato. La relazione analizza i vari aspetti dell’illegalità nelle corse clandestine di cavalli e delinea alcune proposte volte a rafforzare l’azione dello Stato e delle istituzioni con l’inasprimento delle pene, l’adozione di nuovi strumenti investigativi e di prevenzione e nuove misure amministrative e patrimoniali.

Strade pubbliche occupate illegalmente, decine di uomini e mezzi impiegati per proteggere le gare, video postati sui social come un vero e proprio rito collettivo che coinvolge decine di persone. A farne le spese sono i cavalli che vengono frustati, drogati di sostanze farmacologiche vietate, rinchiusi in ambienti malsani, costretti a gare su piste non idonee e in condizioni di estremo stress.

 

“La nostra petizione è indirizzata al Ministro della Giustizia Carlo Nordio, al Presidente del Senato Ignazio La Russa, al Presidente della Camera dei Deputati Lorenzo Fontana, e ai Capigruppo della Commissione Giustizia di Senato e Camera. Crediamo che questi provvedimenti siano necessari perché il contrasto alle corse clandestine di cavalli richiede un impegno coordinato e una visione strategica” dichiara Gianluca Felicetti, presidente LAV che continua: “È necessario agire sulla prevenzione, rafforzare gli strumenti investigativi, inasprire le pene, colpire le infrastrutture criminali per smantellare le radici profonde di un fenomeno che lede legalità e diritti degli animali”.

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