“L’Arcidiavolo e le diavolesse” è in onda ogni lunedì alle 20:40 su Radio Touring 104
1970
3 ottobre: lascia questo mondo Janis Joplin, una delle voci più importanti del secolo nonostante l’esiguità della sua produzione artistica. Non solo cantante ma agitatrice culturale, donna fuori dagli schemi, dionisiaca interprete blues e rock, vittima dei suoi abusi fondati sul Gin Southern, per cui nutriva un’autentica passione, e sugli stupefacenti, che la condurranno alla tomba.
Esempio vero della libertà sessuale, sfrenata nelle sue innumerevoli relazioni con uomini e donne, Janis era in realtà un pulcino che sul palco diventava aquila, malata di solitudine e con un immenso desiderio, mai soddisfatto, di essere amata per ciò che era davvero.
Morì sola e triste per overdose di eroina, il 3 ottobre del 1970, stringendo in mano tre dollari, e trasformandosi in mito.
Quella sera Janis era rimasta fino a tardi in studio; stava incidendo Pearl, che sarà il suo ultimo disco da viva. Il 25 settembre aveva registrato Me and Bobby McGee, canzone traino del disco, e le sedute si erano chiuse giorno primo ottobre, quattro giorni prima, con Mercedes Benz, l’ultima canzone della sua breve vita. Da quel momento Janis passò ore ed ore in studio per la post-produzione; era esausta, ma, apparentemente, soddisfatta.
Quando uscì si fermo qualche ora al Barney’s Beanery dove si scolò un paio di bicchieri di gin; subito dopo la mezza tornò al Landmark Hotel, dove alloggiava nella stanza numero 105. Si bucò, quindi scese nel distributore di sigarette della hall per prenderne un pacco. Risalì in camera.
Qui cito l’autorevole biografia di Amburn:
“Janis gettò sul letto le sigarette e si liberò di camicetta e slip. Poi, rapida come l’esplosione di un proiettile nel cervello, la morte la colpì, buttandola sul pavimento. Cadde così brutalmente che si spaccò il labbro inferiore contro un mobile e la bocca le si riempì di sangue. Atterrò tra il letto e una sedia, e restò li distesa per tutta la notte e la più parte del giorno seguente. Il suo corpo venne scoperto solo alle 19,30 di domenica 4 ottobre- 18 ore dopo il decesso”.
Fu grande la commozione in tutto il mondo. Janis entrava nel “Club di 27”, tutti i grandi artisti morti a quella età, 27 anni, la soglia dell’eterna gioventù. Aveva rivoluzionato l’essere donna in musica. Non solo musicalmente, ma culturalmente Janis fu grande artista, grande ribelle e innovatrice assoluta.
L’inventario dei suoi effetti personali comprendeva 94,70 dollari, due cavigliere, un orecchino giallo, una collana di corallo, una chiave e un portafoglio. Pesava 61 kg ed era alta 168 centimetri. Nell’armadietto vennero rinvenuti un cucchiaino da tè annerito, una siringa di plastica, un sacchetto di carta e un palloncino colmi di eroina, un sacchetto con 30 grammi di marijuana, un altro con 4 tavolette di Lilly 172, un dimagrante a base di fendimetrazina molto popolare anche in Italia col nome di Plegine.
Aveva ancora, stretti in mano, tre dollari, il resto del distributore di sigarette.
Il coroner scrisse che “…quell’eroina era dieci volte più potente rispetto a quella che prendeva di solito: il suo fisico non era preparato all’inatteso sbalzo e non poté sopportarlo.” Il terrificante mostro che piagò e piegò le future due generazioni mostrava allora i suoi artigli. L’eroina, sterminatrice di giovani e di cervelli.
Poco tempo prima Janis aveva avuto una focosa storia con Kris Kristofferson, aitante cantautore e attore (Pat Garrett e Billy the Kid, il film del ’73 di Peckinpack con James Coburn musicato e anche interpretato da Bob Dylan è la sua pietra miliare nella storia del western).
La storia (o la leggenda, chissà) racconta che la loro relazione finì sul tavolino di un bar accanto a bicchieri colmi di Gin per lei e di Bourbon per lui. Mentre Janis sfogava la sua rabbia per le numerose scappatelle del fusto ombroso, lui prendeva degli appunti su un tovagliolo occhieggiando la prosperosa cameriera.
Si accordarono per mettere la parola fine sulla loro storia; quella tristezza di ogni amore terminato già imbruttiva i loro visi giovani quando Kris, con quel suo sorriso da figlio de puta, gli lanciò il tovagliolo appallottolato.
È una canzone, le disse. L’ho scritta per quella cameriera che è tutta femmina. Più o meno come te, aggiunse. Puoi cambiare il testo, gli accordi li ho appuntati accanto. Falla tua. Cantala, è il mio regalo d’addio.
Janis afferrò il tovagliolo e tutta imbronciata se ne andò. Qualche tempo dopo cambiò alcune parole, si inventò il titolo, e la incise.
La canzone è Me and Bobby McGee, entrata postuma nella storia della musica contemporanea.
“Dalle miniere di carbone del Kuntucky al sole della California
sì, Bobby condivise i segreti della mia anima attraverso
ogni tipo di clima attraverso ogni cosa che abbiamo fatto
sì, Bobby tesoro, proteggimi dal freddo
Un giorno vicino Salinas, Signore, l’ho lasciato scivolare via
sta cercando quella casa e spero che la trovi
ma io cambierei tutti i miei domani per un solo ieri
per tenere il corpo di Bobby accanto al mio
“Libertà” è solo un’altra parola per dire che non c’è niente da perdere
niente, intendo proprio niente, dolcezza, se non è gratis.
Sentirsi bene era facile, Signore, quando lui cantava pezzi blues
tu sai che sentirmi bene era abbastanza per me.”
Riposa in pace, Janis.
Playlist di questa puntata:
QUI PER ASCOLTARLA SU YOUTUBE – QUI PER ASCOLTARLA SU SPOTIFY
- Me and Bobby McGee- Janis Joplin ★★★★★
- Piece of my heart – Janis Joplin ★★★★
- Summertime – Janis Joplin ★★★★★
- Me and Bobby McGee- The Highwaymen (Kristofferson, Johnny Cash, Willie Nelson, Waylong Jennings) ★★★
- Mercedes Benz – Janis Joplin ★★★
- Knockin’ on Heaven doors – Bob Dylan (con Tom Petty, live) ★★★★★
- Heroin- Lou Reed ★★★