Riceviamo e pubblichiamo il comunicato stampa dell’Audioprotesista e Specialista dell’Udito, dott. Lorenzo Festicini, sulla sua prospettiva clinica riguardante Sordità e declino cognitivo
“Perché l’udito riguarda il cervello
Nella pratica quotidiana vedo quanto l’udito sia parte integrante della salute cerebrale. La perdita uditiva non trattata aumenta il carico cognitivo, riduce la qualità delle interazioni sociali e nel tempo può favorire un declino delle funzioni mentali superiori. Non è un semplice problema di volume ma di qualità del segnale che raggiunge il cervello e di quanto sforzo cognitivo serve per decodificarlo
Come si crea la connessione tra sordità e declino cognitivo
Quando sentiamo male il cervello deve lavorare di più per colmare i vuoti del linguaggio. Risorse che normalmente useremmo per memoria, attenzione e ragionamento vengono dirottate sulla comprensione del parlato. Se a questo si somma la tendenza a evitare contesti comunicativi impegnativi, subentra l’isolamento sociale, uno dei più noti fattori di rischio per il declino cognitivo. Con il tempo alcune aree uditive e associative possono ridurre la loro efficienza per mancanza di stimolazione adeguata
Che cosa osserviamo in ambulatorio
Molti pazienti riferiscono di cavarsela in ambienti silenziosi ma di faticare appena c’è rumore di fondo. Altri notano di ricordare meno i dettagli di una conversazione pur avendola seguita. Spesso arrivano familiari che descrivono maggiore irritabilità, stanchezza a fine giornata e tendenza a isolarsi nelle situazioni sociali. Questi segnali meritano attenzione perché raccontano di uno sforzo cognitivo cronico che non va normalizzato
Cosa dice la letteratura in modo chiaro
Gli studi longitudinali indicano che la perdita uditiva, soprattutto di grado medio o severo e non trattata, è associata a un aumento del rischio di declino cognitivo e demenza nel lungo periodo. La buona notizia è che l’identificazione precoce e l’uso di soluzioni uditive adeguate sono correlati a migliori esiti cognitivi e funzionali. Non parliamo di una bacchetta magica ma di una strategia di riduzione del rischio e di protezione delle reti cognitive
La diagnosi corretta è il primo intervento
Il percorso parte sempre da un’accurata valutazione audiologica. Un esame audiometrico completo, l’analisi della comprensione del parlato nel rumore e una raccolta anamnestica dettagliata ci permettono di definire il profilo uditivo reale del paziente. Solo così possiamo proporre un intervento proporzionato, personalizzato e sostenibile nel tempo
Trattare l’udito per alleggerire il carico cognitivo
Quando indico un apparecchio acustico, il mio obiettivo è restituire al cervello un segnale più pulito e stabile. Un fitting preciso, calibrato sul profilo sonoro della persona e ottimizzato per gli ambienti rumorosi, riduce lo sforzo di ascolto. Il cervello torna a dedicare risorse a memoria e attenzione invece di sprecarle per indovinare le parole. Per alcuni quadri associati può essere utile integrare con terapie mediche otorinolaringoiatriche o con training di riabilitazione uditivo cognitiva
Stile di vita che sostiene cervello e udito
Raccomando sempre abitudini che proteggono le reti neuronali. Attività fisica regolare, gestione di pressione e glicemia, sonno adeguato, alimentazione equilibrata ricca di antiossidanti e omega tre, stimolazione cognitiva e una vita sociale attiva. Evitare l’esposizione prolungata a rumori intensi e usare protezioni acustiche quando necessario. Sembrano consigli generici ma nel tempo fanno una grande differenza anche per l’udito
Falsi miti da superare
Non è vero che l’apparecchio acustico serve solo quando si è sordi. Intervenire quando la perdita è lieve o moderata può prevenire anni di compensazioni cognitive. Non è vero che basta alzare il volume della televisione. Il problema è capire le parole in contesti reali, dove servono chiarezza del segnale e direzionalità, non solo potenza. Non è vero che l’udito cala e non c’è nulla da fare. Oggi abbiamo strumenti efficaci e discreti, integrabili con smartphone e sistemi di ascolto dedicati
Il messaggio finale
La prevenzione uditiva è prevenzione cognitiva. Se notate fatica ad ascoltare, difficoltà nel rumore o una tendenza a evitare conversazioni impegnative, fissate una valutazione. Prima interveniamo, più preserviamo le funzioni del cervello e la qualità della vita. Prendersi cura dell’udito non è un vezzo tecnologico ma una scelta di salute cerebrale di lungo periodo”, scrive nel comunicato il Dott. Lorenzo Festicini.