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Novembre 1978: nel fermento del mondo, l’astro nascente dei Matia Bazar

La storia, le voci e l’energia che accesero una stagione irripetibile della musica italiana

di Chiara Cucinotta
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“L’Arcidiavolo e le diavolesse” è in onda ogni lunedì alle 20:40 su Radio Touring 104


Novembre 1978

Il 1978 è stato un anno straordinario. Eventi gravi e crudeli: il mondo in subbuglio e le piazze in fermento, raffiche di Papi (tre), israeliani ed egiziani che fanno pace, il compromesso storico abbattuto alla radice, il viso di Aldo Moro ovunque, i primi skate, i fumetti Lancio, Rossi e Cabrini e l’Argentina dei passamontagna, L’Altra Domenica, Otto e Barnelli e le Sorelle Bandiera, le Radio Libere che si moltiplicavano e, per noi adolescenti liceali, musica, tanta musica, di ogni tipo.
In televisione Gianni Morandi, che attraversava un periodo poco fortunato della sua lunghissima carriera, presentava un programma pomeridiano molto seguito: Dieci Hertz. Dopo una sigla orrenda (La Befana trallalà, cantata dallo stesso Morandi) nello studio, tra ragazzi in ordine sparso che spesso ballavano con gli artisti, si esibivano cantanti e complessi italiani, soprattutto emergenti.
Passarono da Dieci Hertz Vasco Rossi (La Strega), Enzo Carella (Barbara), Rino Gaetano (Nuntereggae più, ma in spagnolo); nel pomeriggio del 9 novembre scesero in pista i Matia Bazar.

Era una band molto amata dai ragazzi. Nel caso della mia generazione è la band o, meglio, il complesso, di musica leggera italiana (leggero è un aggettivo che si dovrebbe tornare a usare, perché la leggerezza – Calvino insegna- è una qualità, anche nell’arte, ndr) che ci ha accompagnato negli anni della crescita.
I Matia Bazar ci hanno conquistato nell’età dello sviluppo (così le nonne indicavano l’adolescenza), dal 1975, anno in cui uscì il loro primo ’45 Stasera che sera, fino al grande classico della musica italiana Vacanze Romane del 1983 (su cui farò una nuova puntata di Kronomusica) e l’arrivo dei vent’anni con turbamenti annessi .
La storia dei Matia è emozionante. Arte, passione, personalità, poesia, sentimento, successo, e poi cambiamenti, abbandoni, litigi e tutto ciò che appartiene alla nostra natura di Sapiens. Una storia artistica luminosa, e un percorso umano talmente esemplare e controverso da poterci scrivere romanzi di successo.
Una storia purtroppo funestata dalla prematura scomparsa di Aldo Stellita, bassista, paroliere di spicco, autentico poeta della canzone italiana, intellettuale e, soprattutto, anima del gruppo e di Giancarlo Golzi, batterista prog (e si sente), trascinatore e autore ottimo di testi e arrangiamenti.
Stellita e Piero Cassano (Cassano, oltre che ad aver composto centinaia di canzoni, è stato in un certo senso l’inventore di Eros Ramazzotti: sue le fortunate Adesso tu, Una storia importante, Cose della vita) suonavano nei J.E.T e gestivano degli studi di registrazione (quattro stanze insonorizzate nel negozio Pianoforti Gaggero) a Genova, loro città natale e (con Napoli) culla della musica italiana. In quegli studi De Andrè e i New Trolls prepararono la bella tournée del 1975 e il generoso Fabrizio pagò in anticipo, per aiutare quei ragazzi squattrinati e innamorati della musica.
Carlo “Bimbo” Marrale a sedici anni venne reclutato per suonare la chitarra sulle navi da crociera. Al ritorno da un viaggio in Sudamerica i Jet, che si erano trovati senza chitarrista dopo una loro tournée in Danimarca, lo provinarono e scattò subito la scintilla. Marrale è un ottimo chitarrista, un autore eccezionale (sue tantissime canzoni della band), e un cantante di alto livello. I tre formarono un sodalizio artistico di spessore che li portò, giovanissimi, a Sanremo nel 1973 con il brano Anikana-o, un pezzo che passò inosservato ma che poi venne ripreso da Cerrone e rilanciato come brano dance con ottimo successo.
Conobbero Antonella Ruggero, che allora si presentava col nome d’arte Matia, e vennero conquistati dalle sue spiccate doti canore, dall’energia e dalla personalità, che la rendeva affascinante. Antonella Ruggero è una delle migliori cantanti italiane di ogni epoca. Come capacità vocali, soltanto Mina può reggere il confronto.
In più, per noi di fronte alla televisione, Antonella Ruggero era la ragazza dei sogni. Bella, minuta, gli occhi grandi da cerbiatta, quando cantava si trasformava in una Musa, rendendo epica ogni canzone.
In quell’epoca, con tutto quel prog e tutto quel rock suonato da band esclusivamente composte da maschi (le donne specialmente in Italia erano soliste o al limite coriste) la scelta di puntare su di lei  fu innovativa, di rottura e, alla fine dei conti, straordinariamente vincente.
Ai quattro si unì Giancarlo Golzi, che proveniva dai Museo Rosenback, degli arditi sperimentatori progressive di alto livello. I suoi tamburi contribuirono alla fusione di stili, gusti e capacità, amalgamandoli in un vero e proprio Bazar di suoni.
Erano cinque leader, e il nome che scelsero, Matia Bazar,  fu azzeccatissimo.
Registrarono il primo disco nel 1975: Stasera che sera (il retro era Io Matia, con la cantante che suona l’armonica e offre un primo assaggio della sua voce). Dopo la leggera Ma perché incisero il loro primo grande successo: Per un’ora d’amore, il cui retro Cavallo Bianco fu una rivelazione assoluta anche per la critica ostica dell’epoca.
L’attacco della song “Per un’ora d’amore non so cosa farei” entrò nel linguaggio parlato.
La loro popolarità continuò a crescere di pari passo con l’affiatamento e le capacità artistiche: i cinque dal vivo erano strepitosi: c’è in rete un filmato dell’epoca per Medley– Gran Bazar– un pezzo che inglobava quattro canzoni e dura dieci minuti-, girato a Selinunte, che trasmette tutta la gioia dei loro concerti e l’energia che ne scaturiva.

Finalmente, nel 1977, i Matia conquistarono la classifica.
Solo tu entra nella Hit-Parade il 5 novembre del ’77, scala le posizioni e dal 10 dicembre si assesta al primo posto per ben 11 settimane, sostituita al vertice dalla loro …e dirsi ciao, la canzone vincitrice di Sanremo 1978.
Il podio di quel festival è straordinario: dietro ai Matia si piazzarono Rino Gaetano con Gianna (canzone che il cantautore detestava, anche se fu la prima in assoluto nella storia del festival a contenere la parola sesso) e la ragazzina Anna Oxa mascherata da simil-punk con il pezzo ormai classico (testo di Ivano Fossati) Un’emozione da poco.
I Matia Bazar trionfarono e conquistarono il mondo dello spettacolo: concerti, pubblicità, la sigla della popolarissima Domenica In (Mister mandarino), ospitate in continuazione, e soprattutto tournée a raffica all’estero.
Per loro fu un periodo di grande intensità e fortuna meritata.
Erano straordinari nella coesione (almeno apparente), nelle scelte e nella abilità musicale, e nei testi di Stellita, mai banali anche nei pezzi più disinvolti.
Quella sera del 9 novembre, ospiti di Morandi, con una canzone rivelarono il segreto di quel processo alchemico che li aveva resi ciò che erano. Noi li guardavamo stupefatti, allegri e pieni di speranze per ciò che erano: cinque ragazzi che stavano bene insieme a suonare. La canzone era Tu, semplicità.

Cinque artisti al servizio della musica. Tutto qui. I Matia Bazar amavano la musica. Semplicemente.
Tu, semplicità, sei la mia felicità. Le parole di Aldo Stellita, al pari di un Cardarelli redivivo, sintetizzano il segreto del talento, dell’arte e della felicità nello stare assieme. Tutto qui.
I Matia Bazar sono stati la migliore band, anzi il migliore complesso, della musica Pop italiana degli ultimi 50 anni. Ci mancano, come ci manca la gioventù.
Nel 1984 i Matia Bazar si esibirono a Reggio Calabria, di Fronte al Castello Aragonese.
Per me fu una serata memorabile, e ve la racconterò in una prossima puntata.

…correre correre correre su un prato
e raccogliere un bel fiore
farne dolce omaggio a
chi crede nell’amore
poi vedere un fiume
che rincorre la sua meta
come perla rara
scintillare come seta
tu oh semplicità
sei la mia felicità
tu oh semplicità
sei la mia felicità…


Playlist di questa puntata:

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  • Tu, semplicità – Matia Bazar ★★★★
  • Barbara – Enzo Carella ★★
  • La Strega – Vasco Rossi ★★★
  • Anikana-o – J.E.T. ★★
  • Solo tu – Matia Bazar ★★★★
  • Medley- Gran Bazar – Matia Bazar ★★★★★
  • Cavallo Bianco – Matia Bazar ★★★★
  • Un’emozione da poco – Anna Oxa ★★
  • Che male fa – Matia Bazar ★★★
  • Per un’ora d’amore – Matia Bazar ★★★
  • Nuntereggae più – Rino Gaetano ★★★★

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