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Arghillà, emergenza senza fine: “Non hanno murato le case, ma diritti e dignità”

A otto mesi dallo sgombero del Comparto 6, famiglie ancora senza casa e istituzioni in silenzio. Le associazioni: “Servono soluzioni immediate, non promesse vuote”

di Chiara Cucinotta
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Sono trascorsi otto mesi dall’Ordinanza Sindacale n. 27 del 26 marzo 2025, che disponeva lo sgombero forzato di 110 alloggi nel Comparto 6 di Arghillà senza prevedere alcuna sistemazione alternativa per le famiglie coinvolte. Da allora, nulla è migliorato: al contrario, la situazione abitativa e sociale del quartiere è precipitata. Oggi circa 30 famiglie vivono ancora dentro gli immobili sgomberati; molte altre sono state disperse senza un tetto e alcune, per mera sopravvivenza, hanno rioccupato alloggi ancora più precari.

Le associazioni Noi Siamo Arghillà – La Rinascita e Un Mondo di Mondi parlano di un abbandono istituzionale senza precedenti. “Le istituzioni hanno scelto il silenzio e di non assegnare gli alloggi alle famiglie che ne hanno diritto” denunciano Patrizia D’Aguì e Giacomo Marino. “Chiediamo da mesi trasparenza e un piano per le assegnazioni, ma dal Comune arrivano solo porte chiuse e nessun atto concreto.”

I racconti dei residenti descrivono un dramma umano che va oltre i numeri. Una madre separata, con quattro figli e un ISEE di 2.500 euro l’anno, ha spiegato davanti alle telecamere di Rai 3 di vivere in un alloggio inagibile, dormendo sul divano per paura: “Qui rubano, scassinano, entrano anche di giorno. La notte tengo un coltello vicino. Voglio solo una casa vera.” Un altro residente, cacciato dal proprio alloggio senza alternative, mostra la sua casa murata: “Hanno chiuso tutto. I miei mobili distrutti. Ora dormo in macchina. Nessuno mi ha aiutato, neppure per una notte.” Lo stesso giornalista Fabio Dragoni, intervenuto in un servizio su Rai 3, ha sintetizzato la situazione con parole nette: “Una donna che dorme con un coltello in mano per paura che le rioccupino la casa. Questo è il livello di disperazione. E il ruolo del sindaco è decisivo: non per avere tutte le soluzioni, ma per essere il motore che spinge le istituzioni ad agire.”

Le associazioni denunciano anche una gestione opaca del patrimonio ERP/ATERP, l’assenza di un censimento aggiornato, il mancato turn-over previsto dalla normativa e un totale silenzio sulle reali disponibilità degli alloggi pubblici. Molti residenti del Comparto 6 hanno richiesto formalmente un alloggio d’emergenza, senza ottenere risposta. Gli strumenti per intervenire ci sarebbero: i 15 milioni di euro del PNRR destinati al progetto PINQUA per la riqualificazione della zona Modenelle sono fermi, mentre la Delibera comunale n. 3 del 10 febbraio 2017, che prevedeva interventi strutturali e verifiche per il turn-over, non è mai stata attuata. “Si ignora la realtà mentre la gente vive tra topi, paura e buio” commentano D’Aguì e Marino.

Le associazioni precisano: “Non stiamo difendendo l’abusivismo, ma le famiglie che hanno i requisiti di legge per ottenere un alloggio e vengono lasciate senza alcuna alternativa.” Tra queste ci sono minori, disabili, anziani soli, madri separate, persone con malattie gravi. Per questo chiedono al Sindaco di Reggio Calabria un piano straordinario di assegnazione e ricollocazione, insieme all’attivazione immediata di un tavolo con Comune, ATERP, Prefettura e rappresentanti delle famiglie, ribadendo che l’immobilismo istituzionale sta aggravando la sofferenza dei residenti.

Ad Arghillà la paura ha sostituito la speranza. Le storie di Maria, dell’uomo costretto a dormire in macchina e di tanti altri gridano una verità semplice e crudele: non esiste legalità senza giustizia sociale. “Le istituzioni non possono dirsi presenti se lasciano i cittadini dormire in macchina. È tempo di agire. Arghillà non può più aspettare. E queste famiglie non possono più essere dimenticate.”

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