Promossa dalla Fondazione Girolamo Tripodi continua al Cine Teatro Metropolitano la Seconda Rassegna teatrale “Oltre i Confini: Voci di Resistenza e Speranza, Storie di Lotta e Solidarietà”.
Si tratta di una nuova sfida per la Fondazione Girolamo Tripodi che dimostra la sua capacità di allargare la sua proposta culturale nella città di Reggio Calabria oltreché a Polistena. In tal senso a Reggio Calabria con questa seconda edizione della rassegna teatrale prosegue l’attività della Fondazione Girolamo Tripodi.
Il terzo appuntamento si svolgerà Venerdì 19 dicembre, alle ore 18,30 al Cine Teatro Metropolitano con lo spettacolo “NON LA FINE” Teatro di narrazione con musica dal vivo, di e con KENTO.
“Non la fine” è un racconto teatrale che unisce narrazione civile e rap dal vivo per restituire al pubblico un’immagine profonda, contraddittoria e inedita di Reggio Calabria. Non è uno spettacolo su una città, ma una riflessione sul Sud, sul Mediterraneo, sulle radici e sulle fratture che ci attraversano. Una dichiarazione d’amore e di conflitto, scritta in prima persona e restituita con voce, corpo e musica da Kento, rapper, autore e attivista da anni impegnato tra cultura e marginalità.
Il racconto parte da un’idea semplice e rivoluzionaria: Reggio Calabria non è la fine dell’Italia, è l’inizio. Un cambio di prospettiva – geografico e mentale – che accompagna lo spettatore in un viaggio che mescola memoria familiare, storia, cronaca e poesia. Dall’antichità greca al relitto sommerso della motonave Laura C (le cui tonnellate di tritolo avrebbero
alimentato le stragi di mafia e terrorismo), dalla resistenza culturale di chi resta al senso di colpa di chi parte, dai versi in dialetto del maestro Ettore Pensabene agli effetti di lunga durata di terremoti e bombardamenti.
“Non la fine” è anche un ragionamento sull’identità e sull’appartenenza, sull’emigrazione che cambia pelle ma non intenzione, sulla bellezza ferita dei luoghi in cui si nasce e a cui si torna ogni volta con un pezzo in meno e uno in più. Attraverso una narrazione serrata e suggestiva, Kento ricompone i frammenti di una città e di una generazione che non si arrendono al destino di essere ai margini.
Il racconto è intervallato da brani rap eseguiti dal vivo, tratti dal repertorio dell’autore e selezionati in funzione narrativa e tematica. Le canzoni non rappresentano una parentesi o un intrattenimento, ma costituiscono parte integrante della drammaturgia dello spettacolo: espandono i contenuti, accentuano i passaggi emotivi, e aggiungono ritmo, fisicità e coralità al monologo. Il linguaggio musicale si intreccia con quello teatrale, offrendo una forma di racconto che è insieme lirica e
popolare, urbana e mediterranea.