Home » La Biennale dello Stretto in visita al Museo

La Biennale dello Stretto in visita al Museo

Seconda giornata di eventi tra confronti e archeologia per la Biennale dello Stretto

di Paolo Frascati

La seconda giornata di eventi de La Biennale dello Stretto si è aperta nella terrazza panoramica del Museo Archeologico di Reggio Calabria, dalla quale può ammirarsi pienamente la vista sullo Stretto con la dirimpettaia città di Messina.

Dopo l’introduzione di Salvatore Vermiglio, componente del comitato direttivo della biennale, e il videomessaggio di Carmelo Malacrino, direttore del museo, è intervenuta Maria Daniela Musarella, Dirigente Scolastica dell’Istituto di Istruzione Superiore – I.I.S. “Augusto Righi” di Reggio Calabria, che ha espresso la massima disponibilità verso il progetto de La Biennale dello Stretto, ritenendola un’iniziativa che presenta prospettive di futuro per le nuove generazioni di studenti.

Subito dopo, Vermiglio ha passato la parola a Ilario Tassone, Presidente dell’Ordine degli Architetti di Reggio Calabria il quale ha ricordato come è iniziato il percorso, nel 2018, di Mediterranei Invisibili, rimarcando “L’evento della biennale segna una tappa che avvierà la creazione di una Fondazione, ossia un laboratorio internazionale permanente che crea occasioni di confronto, di sperimentazione e di analisi del territorio, mettendo assieme professionalità che tra di loro entrano in relazione per proporre soluzioni per la trasformazione del nostro territorio, per valorizzare le eccellenze e quindi emergere nel contesto internazionale per la qualità e per la bellezza. Si tratta di un grande progetto che stiano strutturando grazie alla collaborazione di tutti i colleghi, di artisti e tantissimi architetti che ci hanno creduto e che stanno continuando a lavorare ininterrottamente da mesi. Abbiamo messo su una struttura che si regge sulle nostre forse, senza nessuna bandiera politica, con l’obiettivo di portare qualità sul territorio”. Tassone ha concluso il suo intervento portando i saluti di Tonino Trifoli, sindaco di Riace, ricordando la ricorrenza del cinquantenario dal ritrovamento dei Bronzi di Riace.

Si avvia così il panel “Le tre Rive”, moderato da Alfonso Femia, curatore della biennale, che ha portato i saluti di Amine Banaissa, docente dell’Università Sorbona di Parigi, per poi invitare Marc Barani, architetto Grand Prix de France, Nizza, al dialogo con Francesca Moraci, curatrice della Biennale, in merito al tema del Mediterraneo, del giardino e delle relazioni tra territorio e acqua. Baroni dopo aver illustrato il tema delle mappe del paesaggio e definito il concetto di Umanesimo Mediterraneo, rivolgendo lo sguardo verso le sagome dei due Bronzi di Riace ha sottolineato la loro valenza simbolica nel contesto della biennale.

Subito dopo l’intervento di Barani, Femia ha invitato al tavolo i membri della commissione del contest Challenge to action under 35, per procedere con la premiazione dei giovani architetti.

Salvatore Greco ha illustrato il significato del trofeo in legno d’ulivo realizzato per l’occasione, Nataliee Rojo e Simonetta Cenci hanno letto le motivazioni della giuria nello scegliere i lavori di Cinzia Didonna, Jessica Comino e Francesco Lucchesi, Stefania Schirò e Egidio Cutillo.

La sfida chiedeva di abbinare una parola d’acqua a un’idea progettuale. Fiumana, fondale, relitto le parole sulle quali i vincitori hanno costruito progetti densi di suggestioni.

Invisibilità, emersione, e soprattutto dimensioni, alternative, un modo di pensare diverso, una progettualità nuova.

I progetti sono della competizione resteranno esposti nei locali del Forte Batteria Siacci di Campo Calabro per tutta la durata della Biennale.

La seconda metà della mattinata ha accolto il panel “Mappe mediterranee”, moderato dal giornalista Giorgio Tartaro, che ha raccolto le testimonianze di due professionisti Luigi Farrauto, co-fondatore 100km Studio, autore Lonely Planet, e Francesco Garofalo, direttore Openfabric, Rotterdam. Farrauto ha esposto, supportato da una sequenza di immagini, l’evoluzione della cartografia spiegandone le origini e le funzioni, e come le mappe nel tempo si siano evolute, da strumento di rilievo del territorio a supporto indispensabile per l’orientamento sul territorio.

Francesco Garofalo ha descritto l’organizzazione urbanistica della città di Genova e il suo rapporto con il mare e le colline, individuandola come città “in salita”, “in pianura” e “giardino”.

La mattinata si è conclusa con la visita al Museo, che ha dato l’opportunità a tanti degli ospiti di ammirare le statue dei due Bronzi di Riace, simboli del Mediterraneo e come affermato da Baroni simbolo dell’Umanesimo Mediterraneo.

 

Potrebbe interessarti: