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1 e 2 Novembre: alcune riflessioni tra ricorrenze e consumismo

Al termine del ponte dell'1 e 2 novembre, alcune considerazioni su una festa che si divide tra ricorrenze e consumismo

di Sebastiano Plutino

Termina oggi “il ponte lungo” dell’1 e 2 novembre, giornate dell’anno in cui le famiglie si fermano a ricordare i loro cari e portare sulle loro lapidi i fiori, come gesto commemorativo d’affetto, non sempre possibile nella routine quotidiana del resto dell’anno.  Festa che i più estremisti contrappongono all’antecedente Halloween, in una sterile polemica tra tradizioni religiose nostrane e ricorrenze d’oltreoceano. Giornate nostalgiche, tristi, in cui ognuno può, recandosi al cimitero o meno, sentirsi più vicino ai propri affetti più cari, che non ci sono più, coi quali hanno condiviso tanti ricordi e pezzi importanti della propria esistenza. In quest’anno atipico, a causa delle anomali temperature estive per il periodo, che consentono ancora giornate in spiaggia a chi vive in città bagnate dal mare, alle quali si aggiungono le cibarie tradizionali tipiche locali, come i “morticeddhri”, la frutta martotana.

Giornate che, confesso, non amo particolarmente perché non mi piace circoscrivere il ricordo degli affetti personali che mi hanno lasciato a due sole giornate dell’anno perché, come molti credo, li ricordo, anzi di più, li vivo, portando con me i loro insegnamenti e gesti, nella mia quotidianità. Sono molto legato alle tradizioni di famiglia e locali dei paesi interni, sempre più vuoti. In particolar modo quelle che il progresso sociale del mondo moderno e la globalizzazione sta polverizzando, come uno tsunami, come una gomma da cancellare strofinata con forza su un bellissimo disegno a matita, su un foglio bianco. Proprio per questo, rifiuto l’idea che questi due giorni vengano ridotti ad una festa consumistica.

Questi pensieri, il più delle volte, siamo soliti farli durante altre giornate, come San Valentino o la festa della Donna, in cui si evidenzia il costo maggiorato della mimosa o della rosa, da donare, come omaggio, alla propria amata o ad altre donne, mentre, molto più difficilmente li si associa a giornate come queste o ad altre feste molto sentite dalla società di massa, Natale e Pasqua compresi, eppure, anche in queste occasioni, sprechiamo inutilmente denaro, comprando cose superflue, a prezzi maggiorati, a causa dei rincari dei commercianti sull’oggetto simbolo della ricorrenza. In questo periodo di crisi che ha causato un generalizzato aumento dei prezzi, anche i fiori hanno subito la loro maggiorazione economica. Magari, appunto, ci costa meno “fatica” notarlo sulla mimosa offerta alle donne, rispetto ai fiori acquistati per i nostri affetti più cari, il cui ricordo, pensiamo, valga la spesa. Chi vende (discorso traslabile anche per i regali natalizi, superflui, spesso, anche questi, in buona parte), lo sa bene e fa leva proprio su questi nostri sentimentalismi.

Sarò impopolare, ma (oltre la ferma convinzione che le persone vanno godute il più possibile in vita, cosa che, un po’ tutti, spesso, trascuriamo), credo che, con un po’ d’attenzione sull’organizzazione della nostra quotidianità, possiamo recarci nei cimiteri a portare fiori, sulle lapidi dei nostri cari, anche nel resto dell’anno, cosa che, spesso, non facciamo per superficialità, senza aspettare solo questi due giorni, una volta l’anno, spendendo di più.

E siccome ci piace pensare che i nostri cari, da lassù, ci guardino costantemente, magari ci ringrazierebbero.

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