Con l’arrivo del Natale, “rinasce” anche Reggio. Temporaneamente.
La città, i suoi palazzi e le vetrine dei negozi s’illuminano, contribuendo a trasmettere quel clima di festa nei volti, sorrisi e cuori dei cittadini, specie dei più piccoli, portatori sani di vitalità, entusiasmati dalle feste ed impazienti per l’arrivo di Babbo Natale. Le vie tornano a brillare, rifiorire, la bellezza di una città spesso grigia, come quell’individuo trasandato che trascura il suo aspetto perché non cosciente della sua bellezza esteriore. Certo, la varietà e fantasia degli addobbi fa da cornice in quello che, per i più, è il periodo più bello dell’anno. Anche la confezione contenente un bel regalo ha la sua importanza. Se anch’essa è di buon gusto e colpisce l’attenzione dell’occhio che lo riceve, allora in quel caso il gesto fatto è riuscito in pieno.
E’ anche vero però che i periodi di festa si concludono . E che, purtroppo o per fortuna, non comprendono la parte maggioritaria dell’anno, quindi, una volta terminati, quella cornice torna nel cassetto, quella confezione, anche se molto bella, viene buttata via. E resta il regalo al suo interno, nel suo aspetto quotidiano. Quello conta, quello resta, quello si utilizza tutti i giorni, quindi è in funzione di quello che bisogna ragionare, avendone cura. In particolar modo in periodi di crisi, come quello attuale, energetica e di aumento generalizzato dei prezzi, anche di prima necessità. Fermo restando l’esistenza dei diversi “capitoli di spesa”, che le risorse impiegate per illuminare la città, durante il periodo natalizio, non possano essere utilizzati per il rifacimento del manto bituminoso delle strade, per risolvere i disagi d’una popolazione che si vede erogato il servizio idrico in modo insufficiente ed alternato, né tantomeno immaginare che il possibile risparmio di questi soldi possa risolvere i problemi appena citati. Neanche in minima parte, senza alcun dubbio. Vero però, anche per una questione morale, che nei periodi più difficili, sarebbe pratica diligente evitare gli sprechi ed usare quelle già poche disponibilità economiche pubbliche, per le urgenze e priorità della città che sono tante.
Essere “formica” per non ritrovarsi “cicala in pieno inverno”. Perché non è coerente pensare ai commercianti come una categoria perennemente in crisi, se già da novembre adibiscono le loro attività in funzione dei consumi natalizi. E’ marketing, si sa, specie in tempi così consumistici, ma anche esso dovrebbe avere un’etica. Idem per le illuminazioni degli edifici pubblici e delle abitazioni private perché i soldi della collettività vanno usati con diligenza ed oculatezza, non sperperati perché, oltretutto, non è coerente ricordarsi della povertà di tanta gente che non può permettersi l’ordinario, solo quando fa comodo o su solo su quello che non piace.
Il consumismo non è solo quello estivo, periodo più di altri la voglia di vita della mondanità giovanile, non comprende solo i soldi usati da loro usati per andare in discoteca o farsi un tatuaggio o comprarsi l’ultimo modello di cellulare. Troppo semplice ricordarsi della povertà e delle frange più disagiate della società solo in rapporto al consumo di certi prodotti. Sindacare la libera scelta di quei beni da parte dei consumatori, esentando abitualmente i costi sostenuti per rendere allegro e gioioso il natale nei cuori di tutti, Anche quello ha un costo.
Anche il Natale, ed arriverà il 7 Gennaio, come ogni anno, in men che non si dica. E, puntualmente, non saremo pronti alla ripartenza. Pensiamoci.
Buon Natale, consapevole