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Omaggio a Piacentini a 90 anni dalla posa prima pietra MArRC

L'Associazione Culturale Anassilaos omggia l'arch. con un incontro che si terrà alla Biblioteca De Nava il 19 Gennaio, alle 17

di Sebastiano Plutino

In occasione dei novant’anni dalla posa della prima pietra del Museo Nazionale della Magna Grecia di Reggio Calabria, l’Associazione Culturale Anassilaos, attraverso il suo Centro Studi per la Cultura dell’Architettura e del Paesaggio, congiuntamente con la Biblioteca Pietro De Nava e con il Patrocinio del Comune di Reggio Calabria e dell’Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Reggio Calabria si propone di ricordare la figura dell’architetto Marcello Piacentini (1881-1960), attraverso la messa a fuoco di uno spaccato dell’Architettura Razionalista Italiana del primo Novecento. L’incontro, sul tema “MARCELLO PIACENTINI. MArRC Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria. 1932-2022 Novant’anni dalla posa della prima pietra” si terrà giovedì 19 gennaio alle 17,00 presso la  Sala Giuffrè della Biblioteca De Nava. Dopo i saluti introduttivi dell’Assessore alla Cultura del Comune di Reggio Calabria Dott.ssa Irene Calabrò, del Presidente dell’Ordine APPC di Reggio Calabria Arch. Ilario Tassone, e della Responsabile della Biblioteca Dott.ssa Daniela Neri,  l’arch. Antonella Postorino, Responsabile del Centro Studi per la Cultura dell’Architettura e del Paesaggio Anassilaos, avvierà una conversazione con il prof. arch. Renato Laganà, già docente dell’Università degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria, studioso della Storia dell’Architettura reggina, che illustrerà documenti inediti sull’architetto Marcello Piacentini. Nel corso dell’incontro verrà proiettato il video del progetto “Tour Virtuale nella Reggio Razionalista” curato dal progettista Claudio Sergi, nell’ambito delle attività del Centro Studi per la Cultura dell’Architettura e del Paesaggio Anassilaos. Marcello Piacentini, oltre ad essere riconosciuto come uno dei massimi esponenti italiani del movimento moderno d’avanguardia razionalista, è stato definito da Bruno Zevi come colui che “Nel 1925 era in grado di far compiere all’architettura italiana una svolta capace di reinnestarla nel circuito europeo. Aveva i giovani dalla sua parte: i vecchi lo adoravano e comunque lo proteggevano…” (B. Z. 1960). Bisogna ricordare che la realizzazione della nuova sede del Museo Nazionale fu per Reggio Calabria un grande evento che mise fine alle polemiche, tra i fautori del Museo Archeologico e i sostenitori del Museo Civico, dando vita a un’opera concepita e progettata in funzione della sua destinazione d’uso, a differenza degli altri musei nazionali spesso ospitati in Palazzi Storici. Il 31 maggio 1932, alla posa della prima pietra dell’edificio, intervennero i Principi di Piemonte Umberto e Maria Josè. Dopo l’avvio dei lavori, completati nel 1941, le successive vicende belliche ne ritardarono l’apertura a causa dei danni subiti dai pesanti raid aerei anglo-americani che devastarono la città di Reggio Calabria nella primavera-estate del 1943. Il Museo venne completato, inaugurato e aperto al pubblico nel 1959. Nel corso degli anni ha subito lievi trasformazioni, fino all’ultimo importante intervento di riprogettazione ultimato nel 2016, che ne ha modificato gli spazi interni e aggiunto volumi in copertura. Palazzo Piacentini rappresenta un momento storico di grande cambiamento socioculturale, oltre che artistico e progettuale, non solo in Italia ma nel mondo. Per Reggio Calabria, la presenta di tale testimonianza architettonica ha una maggiore valenza legata al fatto che, avendo il terremoto del 1908, cancellando gran parte degli edifici storici, gli anni della “Ricostruzione” (1910-1950) restituiscono alla città quella storia dell’architettura che nei centri storici delle altre città è testimoniata dalle persistenze secentesche e settecentesche. Per questo motivo è doveroso riconoscere il senso identitario delle opere architettoniche della prima metà del Novecento, per una città privata della memoria fisica dei suoi luoghi. A questo bisogna aggiungere la valenza innovativa delle prime opere in cemento armato che hanno trovato sulle sponde dello Stretto, i primi cantieri sperimentali grazie ai quali è stato possibile applicare, nel mondo, quelle che oggi vengono considerate le fondamentali pratiche antisismiche. L’occasione del novantesimo anniversario della posa della prima pietra del museo di Reggio Calabria, in concomitanza con il cinquantesimo anniversario dal ritrovamento dei Bronzi di Riace, rappresenta per la Cittadinanza un momento di rigenerazione culturale indispensabile per trasmettere alle nuove generazioni quei valori identitari che purtroppo tendono ad essere dimenticati.

 

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