Rispetto all’anno precedente nel 2022 abbiamo visto un calo della piovosità tra il 10 e il 15%. Non possiamo certo sapere in anticipo come si comporterà il clima quest’anno ma di sicuro i dati che abbiamo rilevato nelle stazioni meteorologiche indicano un calo. I laghi alpini sono tra i corpi d’acqua che per primi risentono dell’attuale fase di crisi climatica, anche perché i ghiacciai, ormai fortemente ridotti, non li alimentano più come un tempo”. E’ quanto dichiara nel corso di un’intervista Gianfranco Pederzolli, presidente Federbim, la Federazione nazionale dei Consorzi di bacino imbrifero montano -realtà che rappresenta 68 consorzi Bim e oltre 2.200 Comuni montani- circa quella che sarà la nuova stagione irrigua stante ai dati attuali. “Se l’acqua scarseggia però l’obiettivo deve essere salvare al massimo quella che abbiamo. Ma bisogna farlo in maniera concreta – aggiunge Pederzolli – rivedendo per esempio gli acquedotti che in alcuni casi sono veri e propri colabrodo con perdite che arrivano anche al 50%”. E proprio in questa direzione si muove una domanda elaborata da 27 Comuni del bacino Bim del Sarca che hanno richiesto ben 167 milioni di euro all’interno del contesto dei finanziamenti del Pnrr per andare a migliorare la rete degli acquedotti: “La domanda è stata accolta – spiega il presidente di FederBim – il che non vuol dire certo che le risorse richieste arriveranno, ma che quantomeno è stata riconosciuta la validità tecnica del progetto”. Altro tema affrontato nell’intervista è stato quello dei bacini artificiali. “I bacini per l’innevamento possono essere utili anche in estate, per esempio per l’agricoltura. Non parliamo di un concetto astratto, ma necessario e che merita di essere trattato senza preconcetti e con un’attenta pianificazione”. Tra le questioni da affrontare però, conclude il presidente di FederBim, c’è anche quello dell’agricoltura e dell’importanza di passare a sistemi d’irrigazione che sprechino meno risorsa idrica. “Bisogna spingere verso investimenti per il risparmio in agricoltura – dice Pederzolli – per impianti a goccia e non ‘a pioggia’ per esempio. È necessario lavorare però anche per un’analisi dettagliata della tipologia di piantagioni che si vanno a realizzare, scegliendo in futuro quelle compatibili con la quantità di risorsa idrica disponibile”.
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