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Andrea Mirò osserva dalle sue “Camere con vista”

La cantautrice piemontese immagina un compendio delle stagioni musicale passate per festeggiare vent'anni di carriera

di Helena Pedone
Ai cosiddetti “millenials” – generazione nata tra il 1981 e il 1996 – la prima a scoprire il digitale, a vivere la globalizzazione, quella delle crisi di mercato che partono dagli Stati Uniti o dalla Cina e si ripercuotono su tutto il mondo; ai primi che faticano a essere economicamente indipendenti, a difendersi dall’emergenza climatica; salvati dalla tecnologia e schiacciati dal mondo che riscopre il terrorismo internazionale; costretti a inventarsi nuove professioni senza riuscire fino in fondo a governare la trasformazione: a loro è dedicato “Un piccolo graffio”, brano nato nel 2009, contenuto nel disco “La Fenice” e mai così attuale. Parla di un’identità adulta svuotata di significato dalla precarietà e di un futuro difficile da immaginare spronando, nonostante questo, a non temere le ferite della vita: «Entra dentro al tuo sogno. Svegliati.»
 
Il brano è estratto da “Camere con vista”, la raccolta che riunisce trentotto brani di Andrea Mirò, scritti e composti in vent’anni di carriera e otto album. Le “camere con vista” di questo doppio disco sono come contenitori di storie minime o universali, ma anche tutte le camere da cui Mirò ha guardato, immaginando che fossero quelle d’albergo durante i tour, o quelle di casa nel passare di questi anni, sempre diverse perché c’è sempre qualche elemento che cambia sullo sfondo così come cambia la percezione.
 
«Era arrivato il tempo di fare il punto su tutta la mia produzione personale, i 20 anni (compiuti nel 2020) sarebbero stati perfetti da celebrare, ma si è messa di mezzo la pandemia che ha reso gli intenti decisamente più precari, quindi alla fine, questo “riassunto delle stagioni passate” esce ad inizio 2023»,  racconta Mirò.

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