Conclusa la Borsa Internazionale del Turismo di Milano, oltre l’apprezzamento per l’immagine della Calabria con il suo eco-stand e per i confortanti dati sui flussi turistici del 2022, ci domandiamo come inciderà sul futuro turistico della regione il Disegno di Legge sull’Autonomia Differenziata, approvato il 2 febbraio dal Consiglio dei Ministri. Prendendo le opportune distanze dal fare speculazione politica, in ogni caso, non possiamo non essere preoccupati. L’Autonomia Differenziata, a nostro avviso potrebbe rivelarsi l’ennesimo danno per le popolazioni del Mezzogiorno, se non addirittura il colpo di grazia. L’espressione “autonomia differenziata”, di per sé, potrebbe apparire accattivante perché chi non vorrebbe essere un soggetto autonomo secondo una propria peculiare specificità? L’essere autonomo però è una medaglia che possiede il proprio rovescio.
Alle imprese turistiche calabresi che valore aggiunto porterà – così come congegnato – questo Disegno di Legge? Se partiamo dal contesto generale in cui versa il Sud, potrebbe essere un grande rischio che ricadrebbe pure sulle imprese turistiche del territorio. Al di là di slogan “straordinari”, di foto patinate e video super pagati, il Turismo si fa – innanzitutto – con la programmazione concertata tra operatori e associazioni di settore, e poi – contestualmente – rimettendo a nuovo quella che resta ancora una terra di emigrazione con ampie frange di sottosviluppo e, per certi aspetti, disperata sul proprio futuro. Il peso di questa arretratezza, di cui il settore turistico ne risente, lo si trova nei servizi, nelle infrastrutture, nei mezzi di trasporto pubblico, nel decoro dei nostri centri urbani. Per non parlare della sanità ospedaliera, del perenne rischio di dissesto idrogeologico del territorio, dell’inquinamento di ampi tratti di mare, dell’erosione delle nostre coste; del patrimonio boschivo lasciato in pasto ogni estate ai piromani affaristi del “business del fuoco”. Aggiungiamo la mancanza di personale adeguato per numero e qualità da poter essere impiegato nel turismo, la burocrazia asfissiante, il peso di tasse e tributi per le imprese, l’assenza di una tempestiva programmazione di voli da e per la Calabria. Finita l’euforia milanese, dunque, attendiamo che la politica calabrese e meridionale, con coraggio e responsabilità, faccia quadrato affermando con chiarezza e ad alta voce che urgono ingenti e straordinarie risorse per uniformare il Sud al Nord rispetto ai Livelli Essenziali delle Prestazioni (LEP). È giunta l’ora, a questo punto, di far funzionare il Fondo Perequativo previsto dalla legge, badando bene e con rigore affinché le risorse non siano distratte o dirottate verso altri fini. Se ci sarà tutto ciò allora forse potremmo anche parlare di Autonomia Differenziata, al contrario, si rischia che di “straordinario” ci resti soltanto l’illusione.