«L’approvazione della Proposta di legge regionale sulle “Misure urgenti per le attività di affiancamento nell’attuazione del Pnrr e dei fondi Sie”, che prevede il ricorso a lavoratori rientranti nel bacino del precariato calabrese, riapre in materia decisa il tema mai risolto delle migliaia di lavoratori precari che da anni prestano servizio, senza certezze e garanzie, nelle amministrazioni pubbliche calabresi a tutti i livelli. Annunciando, nel corso della discussione in Consiglio regionale, il mio voto favorevole alla proposta, non ho mancato di ricordare la condizione dei tecnici arruolati negli Enti locali per l’attuazione del Pnrr attraverso i concorsi indetti dall’Agenzia di coesione, noti come “Coesione 1” e “Coesione 2”».
Lo dichiara, in un comunicato stampa, il consigliere regionale Antonio Lo Schiavo, intervenendo sul tema dei lavoratori precari reclutati per l’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza nelle Pubbliche amministrazioni.
«Si tratta di lavoratori – spiega Lo Schiavo – altamente specializzati che rivestono un ruolo strategico e determinante in relazione all’attuazione del Pnrr, senza i quali si vedrebbe vanificata l’irripetibile occasione di sviluppo che il Piano di ripresa e resilienza rappresenta per il nostro Paese e, in particolare, per il sud Italia e per la regione Calabria. Il contributo di tali lavoratori, contrattualizzati con scadenza a 36 mesi, rischia di essere frustrato proprio da tale forma di rapporto che non offre garanzie e, anzi, funge da vero e proprio deterrente rispetto al loro coinvolgimento nel raggiungimento degli obiettivi. Si registra, non a caso (come segnalano le forze sindacali e il Comitato per la stabilizzazione), una copiosa fuga da tali posizioni lavorative in favore di altre possibilità occupazionali. Il Parlamento ha introdotto la possibilità di stabilizzare i tecnici del Pnrr, limitandola però esclusivamente al personale assegnato al ministero dell’Economia e delle finanze e ad altre amministrazioni centrali. Nulla di analogo si prevede con riferimento a chi lavora, invece, negli Enti locali con il risultato di aver creato un’inaccettabile disparità di trattamento tra lavoratori assunti con la medesima ratio e selezionati attraverso le medesime modalità. L’auspicio (come evidenziato dal Comitato dei tecnici del Sud) è che il provvedimento in questione funga da apripista per ampliare il bacino di lavoratori interessati dalla stabilizzazione, senza ingiustificate distinzioni. Anche il Consiglio regionale della Calabria – esorta Lo Schiavo – dia allora il suo contributo, riconoscendo la validità e l’importanza del lavoro svolto dal personale tecnico negli Enti locali e facendo sentire la propria voce al Governo nazionale affinché si preveda, in tempi brevi, anche negli enti periferici, la stabilizzazione di tali lavoratori, salvaguardando l’indispensabile apporto che gli stessi offrono».