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Tragedia di Cutro, domani davanti al Gip del Tribunale dei minorenni lo scafista diciassettenne

Domani sarà sentito uno scafista. La memoria dei legali dei familiari delle vittime del naufragio

di redazione

Sono tanti i fatti oggettivi che, a nostro parere e nel pieno rispetto del lavoro della Procura della Repubblica, meritano approfondimento nel procedimento penale contro persone note o contro ignoti già iscritto o che si chiede di iscrivere“.

Lo afferma nella memoria presentata martedì scorso alla Procura della Repubblica di Crotone il pool di avvocati che assiste gratuitamente un gruppo di familiari delle 86 vittime accertate del naufragio del barcone carico di migranti avvenuto all’alba del 26 febbraio a Steccaro di Cutro. Il pool è composto dagli avvocati Luigi Li Gotti, Mitja Gialuz, Vincenzo Cardone e Francesco Verri. I legali chiedono, in particolare, che venga accertata “l’eventuale riferibilità all’imbarcazione naufragata della richiesta di aiuto (mayday), ricevuta dalla Capitaneria di porto di Roccella Ionica alle 20.51 del 24 febbraio; l’eventuale riferibilità all’imbarcazione naufragata del messaggio di distress (emergenza e pericolo) a tutte le navi in transito nel mare Ionio, con apertura di ‘SAR case 384’ l’eventuale rintraccio del natante da cui è partito il ‘mayday’; l’individuazione delle coordinate della posizione del natante da cui è partito il ‘mayday’; chi abbia ricevuto e valutato la segnalazione di Frontex delle ore 23.03 del 25 febbraio, pervenuta al Centro di coordinamento nazionale del Ministero dell’Interno, con indicazione di una sola persona sopracoperta, gli oblò di prua aperti, mare forza 4, la presenza di persone sottocoperta con la risposta termica proveniente dagli stessi oblò e l’assenza di salvagenti a bordo; se, a chi e con quale contenuto sia stata diramata la segnalazione di Frontex dallo stesso Centro di coordinamento nazionale; se vi siano state, da chi a chi e a che ora altre segnalazioni o disposizioni circa la comunicazione pervenuta da Frontex, alle 23.03 del 25 febbraio; se sulle decisioni assunte a ogni livello abbiano influito l’Accordo operativo del Ministero dell’Interno del 14 settembre del 2005 e/o qualsiasi altra direttiva, in qualunque modo impartita, di interpretazione del (e, in caso, in contrasto con il) diritto del mare quale risulta dalle norme nazionali e internazionali e dalla giurisprudenza sopra richiamate“.

Gli avvocati, nella memoria, chiedono inoltre “se la Guardia di Finanza, preso atto che le condizioni meteomarine rendevano impossibile la navigazione della motovedetta V.5006 della Sezione operativa navale di Crotone e del Pattugliatore veloce ‘Barbarisi’ del Gruppo aeronavale Gdf Taranto, abbia segnalato la circostanza alla Capitaneria di porto di Crotone e come, nel caso, abbia risposto quest’ultima“; Chiedono inoltre “perché il 9 settembre del 2020, e in molti altri casi, la Guardia di finanza e la Guardia costiera abbiano soccorso un’imbarcazione con 97 persone a borde in balia delle onde con mare forza 5 sullo stesso tratto di costa, a differenza di quanto è avvenuto la notte del 26 febbraio”. (Le normative e le convenzioni nazionali ed internazionali “stabiliscono in maniera univoca il primato assoluto dell’obbligo di salvaguardare la vita umana in mare, rispetto a tutte le altre finalità connesse alla sorveglianza delle frontiere marittime: l’obbligo di ricerca e soccorso in mare è disposizione di diritto consuetudinario chiara, precisa e incondizionata“.

A questo complesso di norme – afferma ancora il pool, composto dagli avvocati Luigi Li Gotti, Mitja Gialuz, Vincenzo Cardone e Francesco Verri – occorre aggiungere che il Consiglio d’Europa ha precisato che le imbarcazioni che trasportano rifugiati, richiedenti asilo e migranti sono invariabilmente sovraffollate, inadatte a lunghi viaggi, soprattutto in caso di mare mosso, e non hanno generalmente un equipaggio competente, né attrezzature per la navigazione. Di conseguenza, tali imbarcazioni dovrebbero essere considerate in pericolo sin dal momento stesso in cui iniziano il loro viaggio“.

Alla luce di tale premessa, secondo lo stesso pool di legali, “sono tanti i fatti oggettivi che meritano approfondimento nel procedimento penale contro persone note o contro ignoti che é stato aperto”. E tra tali “fatti oggettivi” i legali chiedono, in particolare, “se la Guardia di Finanza, preso atto che le condizioni meteomarine rendevano impossibile la navigazione della sua motovedetta, abbia segnalato la circostanza alla Capitaneria di porto di Crotone e come, nel caso, abbia risposto quest’ultima“.

Nella giornata odierna, al momento, non sono stati trovati i corpi di altre vittime del naufragio. Le ricerche, così come è stato chiesto esplicitamente dai parenti delle persone che risultano ancora disperse nel corso dell’incontro a Palazzo Chigi con la Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, andranno avanti ad oltranza, sia in mare che sull’arenile, in tutto il comprensorio del Crotonese. Per domani, intanto, a Catanzaro, davanti al Gip del Tribunale dei minorenni, è fissato l’incidente probatorio a carico del diciassettenne pakistano che sarebbe stato uno dei quattro scafisti del barcone naufragato. Nell’occasione saranno sentiti alcuni dei superstiti per metterli a confronto con il minore, che attraverso il suo legale continua a negare ogni responsabilità. Non si hanno notizie, invece, al momento, sulla data in cui avrà luogo l’incidente probatorio chiesto dalla Procura della Repubblica di Crotone a carico dei tre presunti scafisti maggiorenni, due turchi ed un pakistano. La Procura di Roma intanto ha trasmesso a Crotone l’incartamento relativo all’esposto presentato nei giorni scorsi dai parlamentari Ilaria Cucchi, Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni, in cui si chiedeva di valutare eventuali responsabilità ministeriali nella macchina dei soccorsi in relazione al naufragio di Cutro. (ANSA).

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