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Psichiatra uccisa, Ordine medici Reggio: “Garantire sicurezza”

L'Ordine dei medici e odontoiatri di Reggio, esprime preoccupazione e rabbia dopo l'aggressione e la morte di Barbara Capovani

di Sebastiano Plutino

L’Ordine dei medici e degli odontoiatri della provincia di Reggio Calabria, in una nota, esprime “tutta la sua preoccupazione, indignazione e rabbia dopo l’aggressione e la morte di Barbara Capovani, la psichiatra aggredita venerdì scorso da uno dei suoi pazienti all’esterno del reparto di Salute mentale dell’ospedale Santa Chiara di Pisa, per un fenomeno che si sta trasformando in una vera e propria emergenza nazionale”. Nel manifestare la propria vicinanza alla famiglia ed a tutti i colleghi della psichiatra uccisa, l’Ordine ricorda come “la Calabria non è certo esente da questo fenomeno, basta leggere le cronache dove è possibile registrare, in maniera costante, atti di violenza contro gli operatori sanitari. E le donne della categoria, secondo i dati statistici nazionali, risultano essere quelle più colpite. Servono, quindi – afferma l’ordine reggino – iniziative concrete per dare maggiore sicurezza a medici ed infermieri sui luoghi di lavoro ma anche, e soprattutto, una maggiore sensibilizzazione culturale sul tema per far comprendere ai pazienti che il medico è sempre dalla loro parte. Accanto a questo, occorre mettere in campo una serie di iniziative come l’aumento di personale, la presenza di mediatori culturali nei Pronto soccorso affinché il diritto alla salute sia garantito insieme a quello che riguarda la sicurezza”.

“Nessuno vuole toccare la legge 180 e la forte commozione per l’omicidio della dottoressa Capovani deve evitare eccessi”. Lo afferma Alfredo Antoniozzi, vice capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera. Antoniozzi ha presentato la proposta di legge di modifica degli articoli 88 e 89 del codice penale che disciplinano l’infermità e la seminfermità mentale. “Attenzione a non associare il crimine alla ‘follia’ – prosegue – perché questa equazione ha portato a conseguenze devastanti. Il potenziamento dei servizi psichiatrici è all’esame del ministro Schillaci e del sottosegretario Gemmato ma riguarda una questione che prescinde dalla tragedia di Pisa. Così come la nostra proposta di legge, annunciata a novembre e depositata a marzo, introduce la discriminante psicotica nella valutazione peritale e la inserisce nel codice penale. Pensare che un disturbo psichiatrico significhi follia è di per sé una follia. Ha detto bene il prof. Giuseppe Nicolò quando ha affermato che c’è la necessità di potenziare i servizi in carcere per chi è affetto da disturbi dì personalità ma c’è bisogno assoluto di evitare che le Rems siano contenitori per antisociali e borderline che , sostanzialmente, sono delinquenti. Il potenziamento dell’offerta pubblica è una questione che, soprattutto dopo il Covid ha una sua naturale prelazione ma guai ad associarlo alla vicenda Capovani”. “Gli psichiatri – conclude Antoniozzi – non possono diventare sceriffi né possiamo associare direttamente il crimine alla follia perché non è così: finiremmo per legittimare la violenza e considerare malati mafiosi, stupratori e criminali vari. Questa concezione assurda ha prodotto impunità per tante persone. Sul caso Capovani ho già detto la mia ma il dolore più grande, oltre che ovviamente per la morte, è il dileggio impunito sui social di movimenti sedicenti che hanno scritto frasi irripetibili. E che meriterebbero davvero una forte sanzione”.

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