(ANSA) – CATANZARO, 20 MAG – E’ stato presentato a Cannes, nell’ambito del Festival del cinema, il progetto per la realizzazione del documentario “Cutro, Calabria, Italia” diretto a Mimmo Calopresti e dedicato al tema dell’accoglienza in relazione al naufragio del barcone carico di migranti che il 26 febbraio scorso, a “Steccato” di Cutro, provocò la morte di 93 persone e una decina di dispersi.
All’incontro, moderato da Laura Delli Colli, presidente del Sindacato nazionale giornalisti cinematografici, hanno partecipato lo stesso Calopresti ed il Commissario straordinario della Fondazione Calabria Film Commission, Anton Giulio Grande.
Le riprese del film-documentario, sostenuto dalla Fondazione Calabria Film Commission nell’ambito del progetto “Calabria Straordinaria”, partiranno in Calabria all’inizio del prossimo mese di giugno.
“I fatti di Cutro – ha detto Anton Giulio Grande – hanno commosso il mondo. Con il lavoro di Calopresti, regista di fama internazionale, si toccheranno i temi dell’accoglienza e degli approdi, quello che generosamente il popolo di Cutro e le istituzioni hanno messo in moto il 26 febbraio scorso. Mimmo Calopresti, documentarista di fama internazionale, intende, da una parte, raccontare le azioni positive della popolazione di Cutro e delle istituzioni e, dall’altra, segnare il legame profondo esistente con episodi precedenti del cinema italiano, quelli delle ambientazioni pasoliniane nelle terre di Calabria.
E segnatamente proprio a Cutro, dove Pasolini, nel 1964, girò ‘Il Vangelo secondo Matteo'”.
Mimmo Calopresti ha sottolineato “l’importanza di non dimenticare. Solo così – ha aggiunto – riusciremo a dare un senso ad una tragedia come quella avvenuta a Cutro. Lo scopo è di ricordare chi non c ‘è più, raccontare le storie di chi si trovava su quel barcone che si è sbriciolato sulla spiaggia di ‘Steccato’ di Cutro, parlare di tutta quella gente che si è data da fare per dare una mano ai superstiti e che si è mobilitata per giorni per ricostruire e recuperare i brandelli di vita che arrivavano dal quel mare che ha ululato per giorni e notti.
Insomma, trovare un senso a quel che è successo facendo la sola cosa che so fare: raccontare“. (ANSA).