Giovedì 15 giugno il Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale, Mauro Palma, ha illustrato la sua settima Relazione annuale al Parlamento presso la sala Regina della Camera dei deputati, alla presenza della presidente della Corte costituzionale, Silvana Sciarra. Nell’occasione sono intervenuti, altresì, Annarita Patriarca, deputata, Forza Italia-Berlusconi Presidente – PPE (gruppo parlamentare della Camera), Emilia Rossi e Daniela De Robert, componenti del Collegio del Garante nazionale. Alla cerimonia, preceduta da un messaggio del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ha partecipato anche, su invito di Palma, il Garante regionale dei diritti dei detenuti e delle persone private della libertà personale, Luca Muglia. Nella relazione annuale è inserito un breve report della situazione calabrese a cura del Garante Muglia in cui sono evidenziate le lacune degli istituti penitenziari, le problematiche lamentate dai detenuti, le criticità sanitarie, la carenza di organici, le condizioni delle REMS, nonché le attività istituzionali dell’Autorità di garanzia e i protocolli in via di definizione. Le difficoltà, secondo Muglia, sono da ricondurre a molteplici fattori, alcuni interni all’amministrazione penitenziaria, altri derivanti dalla mancata o insufficiente cooperazione degli enti locali.
Il report menziona, altresì, la visita istituzionale effettuata dal Garante Muglia nel Centro di prima accoglienza di Isola Capo Rizzuto, su delega del Garante nazionale, pochi giorni prima della tragedia di Cutro. Della delegazione facevano parte, oltre al Garante regionale, i membri dell’Ufficio del Garante nazionale Elena Adamoli e Alessandro Albano insieme al medico esperto Nicola Cocco. La visita era volta ad accertare la situazione dei minori stranieri non accompagnati e l’utilizzo della struttura come hotspot. Gli elementi di osservazione acquisiti durante la visita sulle condizioni materiali dei luoghi ispezionati hanno imposto, tuttavia, un’analisi complessiva a tutela della dignità e dei diritti fondamentali di tutti gli ospiti del CARA di Isola Capo Rizzuto. L’esperienza è stata giudicata come estremamente positiva dal Garante Muglia che ha evidenziato come le competenze multidisciplinari dei componenti della delegazione abbiano conferito un indiscusso valore aggiunto alla missione. Il rapporto di monitoraggio è in corso di pubblicazione. La settima relazione del Garante nazionale tocca settori e punti fondamentali.
“La relazione annuale” – afferma Muglia – “offre una disamina esaustiva e puntuale del panorama carcerario italiano, affrontando ed approfondendo le principali questioni sul tappeto. Tra i dati citati alcuni appaiono significativi. Se, da un lato, è leggermente diminuita la percentuale delle persone straniere in carcere e si è particolarmente abbassata la percentuale di coloro che sono in carcere senza una condanna definitiva, dall’altro, è aumentato il numero di persone ristrette in carcere per scontare condanne molto brevi, mentre le misure alternative e quelle di comunità, anziché diminuire l’area detentiva in carcere, si sono affiancate ad essa. Si aggiunga la rilevanza del numero di suicidi in carcere nel 2022 e nell’anno in corso (ad oggi sono già trenta). A proposito poi dell’istruzione penitenziaria, quasi 5000 persone non hanno completato l’obbligo scolastico e, anche restringendosi ai soli italiani, 845 persone sono analfabete e 577 non hanno concluso il ciclo di scuola primaria di primo grado. Sull’investimento in istruzione non a caso il Garante chiede al Parlamento italiano un’attenzione speciale, ritenendo – correttamente – che il primo intervento trattamentale non risiede nella a volte fantasiosa proposta di progetti e attività, bensì nel dare istruzione e formazione perché sono queste a costituire il sostegno della consapevolezza che è preliminare all’assunzione della responsabilità – anche di ciò che si è commesso”.
“Ma il tema centrale” – continua Muglia – “è quello della pena. Concordo pienamente con il Garante nazionale sulla necessità di un discorso pubblico diverso, non ristretto a pochi e soprattutto non connotato ideologicamente, ma riportato nel solco dell’utilità della funzione penale, dei suoi limiti e necessità. E’ evidente, infatti, che un discorso pubblico sbilanciato sul versante populista e applicato all’ambito penale ha portato, effettivamente, in anni recenti all’estensione dell’area del controllo penale, pur in presenza della riduzione numerica dei reati più gravi”. “Il mio Ufficio” – conclude Muglia – “è pronto a dare il suo contributo a tutela dei diritti e della dignità delle persone detenute, private della libertà personale o altrimenti ristrette, e ciò sia sotto il profilo fattuale che dal punto di vista squisitamente culturale ”.