Un incendio scoppiato improvvisamente all’aeroporto Fontanarossa di Catania ha portato l’ENAC, l’Ente Nazionale Aviazione Civile, a prendere una decisione inedita quanto chiacchierata: per venire incontro alle difficoltà del vicino scalo siciliano, infatti, sono state rimosse – ma solo per 48 ore – le limitazioni relative alla pista del Tito Minniti, con particolare riferimento all’obbligo di abilitazione per operare sullo scalo reggino. Decisione confermata dalla SACAL che, di fatto, consente così a qualunque pilota e a qualsivoglia compagnia aerea di atterrare a Reggio Calabria, e che rimarrà in vigore fino alle 14:00 di mercoledì 19 luglio. Le compagnie dovranno, in ogni caso, effettuare un risk assessment, cioè valutare il rischio per entrambe le piste 15 e 33, dove la prima sarà considerata preferenziale per le operazioni e per la quale è in corso, da parte di Enac, la cancellazione definitiva delle relative criticità operative.
Una misura eccezionale che non può che sollecitare pesanti riflessioni riguardo l’effettiva necessità delle misure mantenute finora in vigore e che tali torneranno tra circa 24 ore. La criticità dello scalo Tito Minniti di Reggio Calabria è ben nota a tutti: da oltre un decennio la città si ribella perché vengano date anche allo scalo reggino le possibilità di sviluppo e crescita destinate, ad esempio, al più vicino aeroporto di Lamezia Terme. Tra emendamenti e sit-in pubblici, però, poco e niente sta realmente accadendo, con sempre meno voli disponibili e prezzi proibitivi per la maggior parte dei viaggiatori.
Secondo la senatrice Tilde Minasi, la misura in atto rappresenterebbe “una beffa che fa cadere un alibi, che impedisce il decollo dell’infrastruttura ovvero l’abilitazione speciale dei piloti per poter atterrare all’aeroporto dello Stretto, un “mantra” che ha tenuto lontane tante compagnie aeree in questi anni“.
Neanche i 13 milioni di euro che erano stati messi sul piatto proprio dalla Regione come oneri di servizio sono stati sufficienti ad incoraggiare nuovi vettori ad investire sull’aeroporto dello Stretto che continua a registrare una lenta emorragia di passeggeri.
Chissà che questa misura temporanea non faccia sì che si scoperchi un vaso di Pandora tenuto chiuso troppo a lungo.
Le parole della senatrice Tilde Minasi
«La vicenda dell’incendio che ha interessato l’aeroporto di Catania, costringendo le autorità di gestione a chiudere lo scalo siciliano fino al 19 luglio e a dirottare le compagnie aeree su altri aeroporti, tra cui quello di Reggio Calabria, smaschera l’Ente dell’aviazione civile sulle reali finalità delle limitazioni imposte finora all’operatività dell’infrastruttura reggina, che evidentemente non appaiono legate a ragioni di sicurezza, come invece finora è stato sempre sostenuto. […]
Questa sospensione temporanea del brevetto – dice ancora Minasi – dimostra come l’obbligo in questione sia stato evidentemente finora solo un alibi per penalizzare la città dello Stretto a favore di altre località e altri scali: le operazioni sull’aeroporto reggino, infatti, ritenute fino al momento pericolose, o lo sono sempre o non lo sono mai, non possono certamente essere rischiose solo a intermittenza. Se l’abilitazione dei piloti viene, infatti, bypassata provvisoriamente per far fronte a una situazione di emergenza che riguarda uno scalo di peso come quello di Catania, bisogna necessariamente concludere che in realtà l’aeroporto di Reggio non sia stato mai davvero così pericoloso come sostenuto, e che siamo perciò di fronte alla conferma del fatto che la sua limitata operatività sia dipesa non da una reale volontà di tutelare la sicurezza di operatori e passeggeri, ma da ragioni diverse, che non conosciamo, ma che possiamo immaginare, e che certamente danneggiano la città metropolitana, e contro le quali mi sono sempre battuta.
Se poi si pensa che sono state date già disposizioni perché la pista 15 sia immediatamente liberata e messa in condizione di essere utilizzata, anche questa è l’ulteriore riprova di quanto fosse in realtà estremamente facile prendere decisioni come questa, finora invece presentate come proibitive. […] I diritti dei reggini – conclude la Senatrice – hanno lo stesso valore di quelli del resto dei calabresi e degli italiani e dovranno finalmente essere rispettati».