La devastante tragedia consumatasi recentemente in Toscana e in altre zone del centro Nord ripropone, in tutta la sua gravità, la questione dei cambiamenti climatici e, soprattutto, il rischio di dissesto idrogeologico. Le ultime ondate di maltempo hanno dimostrato, per l’ennesima volta, qualora ce ne fosse ancora bisogno, la fragilità dell’intero nostro territorio nazionale e non è una novità per nessuno che sul rischio idrogeologico, senza voler fare terrorismo mediatico, la Calabria, che ha un territorio alquanto fragile, è da bollino rosso.
Un dato disarmante e, allo stesso tempo, allarmante. La conformazione morfologica, gli effetti del cambiamento climatico e alcuni episodi gravi di mutamento dei territori (come gli incendi estivi che annualmente distruggono centinaia e centinaia ettari di territorio montano e di aree boscate) sono tra gli indicatori che collocano la Calabria in cima alle regioni più a rischio di dissesto idrogeologico. Una situazione che merita una particolare attenzione prima che succeda l’irreparabile. La prima cosa che dobbiamo fare è investire nella prevenzione e non aspettare che succede una tragedia per intervenire. Viviamo in un periodo dove quasi tutto è prevedibile e dove, soprattutto, disponiamo degli strumenti di difesa. Non è più tempo di tergiversare. Bisogna iniziare ad attuare una seria e vera politica di prevenzione intervenendo, sfruttando e spendendo al massimo gli ingenti finanziamenti previsti sia a livello europeo che nazionale, sulle zone a più alto rischio idrogeologico che vanno monitorate continuamente. Una regione come la Calabria ha estremamente bisogno di una continua manutenzione del territorio. Le tragedie, a volte, si possono evitare anche con piccoli, ma continui, interventi. Sarebbe, altresì, auspicabile che partisse immediatamente un tavolo di concertazione che possa coordinare le azioni più adeguate per fronteggiare sia i gravi problemi derivanti dai cambiamenti climatici in atto e sia i rischi dovuti al dissesto idrogeologico. Un tavolo di concertazione che, oltre a individuare le risorse necessarie da investire a partire dai fondi del PNRR e del POR, possa mettere in campo procedure rapide con il coinvolgimento di tutti gli attori istituzionali e non, a partire dai Sindaci.