Sono enormi – e sempre più evidenti – le criticità relative al Ponte sullo Stretto. Ai rilievi del Comitato scientifico si aggiungono oggi quelli relativi alla Valutazione di impatto ambientale e di Valutazione di Incidenza. Rilievi che dimostrano, ove ce ne fosse ulteriore bisogno, che ha ragione chi -in nome degli interessi dell’Area dello Stretto e della tutela del territorio, degli interessi collettivi, della valorizzazione del patrimonio paesaggistico e culturale dello Stretto- chiede che tutto si fermi finché non ci sarà un vero Progetto. Che non c’è. Perché quello su cui dovrebbero aprirsi cantieri che devasterebbero il territorio senza che il Ponte si veda mai, non è un Progetto Esecutivo. Sulla base di uno step formale, un semplicissimo progetto definitivo, peraltro semplice aggiornamento di un progetto già stoppato quasi quindici anni fa, dovremmo consegnare la nostra terra a cantieri eterni, a opere incompiute, a possibili ecomostri, dovremmo essere espropriati delle nostre case, dovremmo diventare sede di smaltimento di tonnellate di materiale inerte? Per compiacere chi?
Come amministratori non possiamo fare a patti con la logica delle compensazioni che fa molto anni ’80 e che già ha devastato la nostra terra, non possiamo accettare che neanche un chiodo venga apposto senza un vero progetto, non possiamo accettare alcuna promessa di “aggiusteremo le cose in corso d’opera”. Si fermi tutto, subito, ora!
Con Saverio Pazzano abbiamo proposto, con una mozione, una moratoria rispetto a qualunque attività propedeutica al Ponte. Si fermino gli espropri, si fermino le cantierizzazioni, si fermi lo spot elettorale sul Ponte. Si fermi tutto, finché non ci sarà il Progetto Esecutivo. Se la tanto efficiente macchina di propaganda del Ponte è convinta che arriverà mai un progetto esecutivo, cosa ha da perdere?
Di contro, se il progetto esecutivo non arriverà mai, se tutti i rilievi (centinaia di rilievi!) non saranno sanati, cosa resterà del nostro Stretto? Quello che già conosciamo: scheletri di cemento, devastazione del paesaggio, detriti e inquinamento, promesse e promesse di lavoro appese alle solite vecchie logiche assistenziali…
Agli amministratori non chiediamo di dire Sì o No al Ponte (la nostra posizione è chiara e netta, non abbiamo bisogno di ribadirla) ma di dire responsabilmente STOP, finché tutte le criticità non troveranno soluzione in un progetto vero. Il nostro territorio non è in vendita, sulla nostra salute, sulla nostra sicurezza, sugli interessi della nostra terra non si può giocare, non si può fare campagna elettorale.
Ogni amministratore dell’Area dello Stretto dovrebbe sentire propria la responsabilità di fare partire dei lavori, di qualunque tipo, in assenza delle garanzie necessarie. Queste garanzie non ci sono. Non ci sono. Non ci sono. Potremmo ripeterlo per tutte le centinaia di volte che servirà, per ogni criticità emersa fino ad ora. Si fermi tutto, si apra una seria riflessione sulla valorizzazione dell’Area dello Stretto.