Non è un Primo Maggio felice per i lavoratori italiani che sono prigionieri di una gabbia dentro la quale le loro condizioni di vita peggiorano sempre di più e la loro situazione diventa sempre più drammatica e allarmante.
I salari italiani sono piombati agli ultimi posti in Europa, mentre in passato erano nella fascia alta. Negli ultimi 30 anni, unico caso in Europa, i salari e gli stipendi in Italia sono diminuiti del 3%, mentre il costo della vita è triplicato, anche per l’effetto nefasto dell’entrata in vigore dell’euro.
Oggi 5,7 milioni di lavoratori hanno un salario inferiore agli 850 euro netti, altri 2 milioni sono sotto i 1200 euro mensili, questo significa che il 45% dei lavoratori del settore privato ha uno stipendio inferiore ai 1200 euro mensili. Inoltre, in particolare nel Sud aumentano il lavoro precario e il lavoro nero che sono sottopagati e in alcuni settori, dal commercio, all’edilizia all’agricoltura, i salari sono di fame e non esiste alcuna tipo di tutela (sicurezza, contributi, ecc.) per i lavoratori.
Da quando è stata abolita la Scala Mobile i redditi da lavoro, e le pensioni, sono caduti completamente in balia dell’inflazione, come ha dimostrato la recente fiammata inflazionistica, nella quale sono fortemente cresciuti i redditi dei dirigenti e i profitti delle imprese, praticamente tutte, a partire dalle banche, che hanno fatto profitti da record distribuiti ai ricchi azionisti ed è cresciuto esponenzialmente lo sfruttamento padronale dei lavoratori.
Non solo i lavoratori italiani sono sempre più poveri e sfruttati, ma anche sempre più precari, sono 7,9 milioni i lavoratori discontinui (tra cui gli stagionali) e 2,2 milioni i part time, spesso non volontari.
La precarietà del lavoro, assieme alla logica dei subappalti e delle esternalizzazioni, serve solo ad aumentare lo sfruttamento dei lavoratori ed i profitti dei padroni e rappresenta una delle cause principali del grande numero di morti sul lavoro., oltre 1.000 ogni anno.
In Italia, ogni anno, gli omicidi sul lavoro sull’altare del profitto sono una vera e propria ecatombe; inoltre, come se ciò non bastasse, ci sono circa 500mila infortuni sul lavoro, che spesso sono molto gravi e con conseguenze permanenti, mentre crescono le malattie professionali, spesso invalidanti.
I lavoratori italiani non devono più accettare una situazione così, si deve aprire una grande vertenza ed una campagna di lotte e di scioperi , nella quale tutti i lavoratori, pubblici e privati, di ogni categoria, stabili e precari, uniti pretendano aumenti salariali consistenti, un meccanismo di recupero automatico dell’inflazione, riduzione del precariato, abbandono delle esternalizzazioni e dei subappalti, introduzione del reato di omicidio sul lavoro e aumento della sicurezza sul posto di lavoro, lotta al caporalato e allo schiavismo.
Occorre unire le forze e tornare alla lotta per rilanciare la centralità del lavoro e dei lavoratori, contro la miseria e la povertà, contro i privilegi e le diseguaglianze, contro, per la libertà dal bisogno e per costruire una società migliore fondata sulla giustizia sociale.
I lavoratori, i delegati, le RSU devono tornare in campo in prima persona, solo da loro può partire la spinta per cambiare una situazione di sfruttamento e di sotto salario che non si può più sopportare.
Questo è il nostro auspicio mentre auguriamo Buon Primo Maggio ai lavoratori e alle lavoratrici.