È del tutto evidente che prosegue tenace il tentativo di smantellamento della sanità pubblica per favorire quella privata; è altrettanto noto che i cittadini che rinunciano alle cure per ragioni economiche o per i ritardi insostenibili nell’erogazione dei servizi crescono in maniera preoccupante. Nel mentre si approva una legge di bilancio che stanzia, per la sanità, somme appena sufficienti a coprire i costi contrattuali e si bloccano gli investimenti del PNRR in materia di strumenti diagnostici che tanto servirebbero alla sanità pubblica, soprattutto a quella meridionale.
Questo allarmante quadro non basta da solo a descrivere i colpi assegnati a questo fondamentale diritto: in Calabria, regione nella quale abbiamo avuto un esercito di commissari ottimamente retribuiti e che non hanno abbassato di un minimo la quota di spesa sanitaria dovuta all’emigrazione verso strutture del Nord e del Centro e che ci costa da 300 a 350 milioni di euro all’anno, si ostacolano le strutture che vorrebbero operare meglio a favore degli utenti assegnando loro meno del minimo vitale per il funzionamento in termini di personale e risorse, e mettendo spesso i primari nelle condizioni di evitare il blocco di un pubblico servizio solo a condizione di violare leggi e disposizioni contrattuali.
Di più: della riorganizzazione della sanità in Calabria e nella Piana si parla da almeno una ventina d’anni e la prospettiva dell’Ospedale centrale della Piana è ancora al di là da venire, così come non si giunge a decisioni razionali e condivise relative all’utilizzo delle strutture attualmente esistenti e a un piano di sanità territoriale che sia funzionale e utile ai cittadini.
Perciò è ora che istituzioni, forze politiche, sindacati, associazioni di categoria, libere espressioni dell’associazionismo democratico e singole personalità facciano sentire alta e forte la loro voce e manifestino la loro volontà di difendere e rafforzare la sanità pubblica.
È vero, la sanità pubblica costa tanto, anche se la percentuale sul PIL stanziata in Italia è al di sotto delle medie europee. Se esistono problemi di finanziamento basta recuperare almeno una parte dell’evasione fiscale pari a circa 100 miliardi di euro all’anno per fare la sanità pubblica più efficiente, moderna e accogliente del mondo.