“Per discutere del futuro della Calabria e del Sud è necessario discutere del futuro del lavoro, partendo dai dati che ci collocano in coda ad ogni statistica e con percentuali di disoccupazione da capogiro, benché il Governo e la Regione – in una congiuntura internazionale difficile – stiano agendo su tutti i presupposti strutturali e organizzativi da cui dipendono l’ampliamento dell’occupazione e il potenziamento delle iniziative imprenditoriali. All’Europa chiediamo, inoltre, che si tuteli l’occupazione minacciata dalla rivoluzione informatica, introducendo appositi meccanismi di compensazione”.
Lo ha detto Filippo Mancuso, candidato all’Europarlamento nella lista della Lega (circoscrizione meridionale), durante un incontro nella sala gremita dell’Hotel BV President di Rende, introdotto dal consigliere regionale Pietro Molinaro per il quale: “Mancuso è un uomo del fare, pragmatico e concreto. Un riferimento sicuro per la Calabria in Europa”. È intervenuta anche l’assessore regionale al Welfare Emma Staine.
Ha aggiunto Mancuso: “Occorre, come ci ripete l’Europa, dedicare tempo e risorse alle sfide della digitalizzazione, della transizione ecologica e dell’inclusione sociale, ma nel Mezzogiorno, va segnalato, c’è assoluto bisogno di fermare la fuga dei giovani che vanno via in cerca di opportunità. Un milione di persone tra il 2002 e il 2020 hanno lasciato il Sud e la Calabria si attesta fra le prime tre regioni che vedono i propri giovani partire. Dinanzi ad un esodo incessante, bisogna che politica e istituzioni si impegnino per invertire la rotta, ponendosi l’obiettivo di realizzare per il Sud un Piano per il lavoro che contempli sia le politiche dell’innovazione tecnologica che l’urgenza di garantire, con la partecipazione di tutti gli attori sociali, occasioni di lavoro ai giovani”.
Ad avviso del presidente Mancuso: “Dobbiamo dare ossigeno, fiducia e forza a tutti coloro che hanno idee per fare sviluppo e crescita. A incominciare dall’ecosistema delle 250 startup innovative che in Calabria, anche grazie al contributo determinante della ricerca prodotta nelle nostre Università e agli strumenti di aiuto messi in campo dalla Regione, presenta caratteri di vivacità per creatività e innovazione. L’esperienza mostra – ha spiegato Mancuso – che le startup e spin-off calabresi sono capaci di operare in campi ad altissimo contenuto di conoscenza e a forte impatto tecnologico. Alcune di loro, chiamate a partecipare a prestigiosi forum e contest di risonanza mondiale, sono addirittura, per le proposte di valore tecnologico che riescono a elaborare, di successo internazionale. Naturalmente non sfugge che la Calabria rimane ancora lontana – anche a causa della distanza dai sistemi produttivi più affermati – dalle performance nazionali ed europee, ma le idee non mancano e l’impegno di tutti noi è assicurato. Nei prossimi anni sarà cruciale sostenere i processi di trasformazione delle nostre startup in aziende consolidate, capaci di contaminarsi con altre imprese calabresi che operano nei settori tradizionali, di rafforzare il proprio business e crescere in maniera esponenziale, potenziando sviluppo e creando nuova e moderna occupazione. Il nostro impegno – ha affermato Mancuso -, convinti che le sfide si vincono con la conoscenza, le capacità e il merito, sarà di sollecitare i livelli istituzionali nazionali ed europei per garantire il sostegno a programmi di accelerazione e supporti di tipo finanziario, di servizi e di networking, in modo che le nuove iniziative imprenditoriali ad alto contenuto tecnologico nate in Calabria, possano essere in grado di generare in autonomia processi di crescita ad elevato impatto sul tessuto produttivo regionale”.
Infine: “L’Europa deve sostenerci nel superamento degli squilibri sociali e territoriali a incominciare dal nostro Sud; perciò, è da rivedere il nuovo Patto di stabilità e di crescita che incide nella disciplina dei bilanci degli Stati membri e che non può riesumare rigore e austerità, deludendo le aspettative dei popoli. Nei rivolgimenti geopolitici epocali, la Calabria e il Mezzogiorno – ponti strategici con l’Africa e l’Asia – debbono insistere affinché l’Europa abbia una politica per il Mediterraneo con il Sud dell’Italia piattaforma logistica che – grazie a infrastrutture come il Ponte sullo Stretto, il Porto di Gioia Tauro, l’Alta velocità ferroviaria e la modernizzazione della 106 – sia protagonista attivo nelle filiere globali del valore”.