Ogni volta che Mark Ronson partorisce un progetto, è sempre all’insegna della continua reinvenzione artistica. L’esordio ufficiale di Ronson che risale al 2003, portò una rimescolata notevole alla scena hip/hop inglese, grazie anche ad una etichetta storica come la Elektra Records che produsse il suo primo lavoro: “Here Comes the Fuzz”. Da allora l’artista londinese ha sfornato altri 4 dischi che hanno strizzato l’occhio al Funk e all’R’n’B, ma anche all’Indie, che tanto ha riscosso successo nel primo decennio degli anni Duemila. Questa miscellanea di generi ben amalgamati gli hanno fruttato diversi premi e tra i più importanti, tra cui compaiono 7 Grammy Awards e 2 Brit Awards.
Ora, a distanza di tre anni dal suo ultimo lavoro, riemerge abbracciando un genere forse insolito per le sue “corde” ma che si fonde benissimo con la featuring del cantautore statunitense Lucky Daye. Il brano “Too Much” strizza l’occhio alla musica Disco e rappresenta l’apice della collaborazione tra i due artisti che avevano già collaborato insieme alla mini-serie “Syncing Sound” per il brand svizzero di alta orologeria Audemars Piguet. Il brano è stato composto e registrato nello studio dell’artista britannico a New York, racchiudendo una attraente finezza che ricorda l’età d’oro del genere. La collaborazione artistica con Lucky Daye non è di certo la prima per Ronson, perché nel corso della sua lunghissima carriera, che addirittura prese vita a fine anni ’90 come DJ a New York, ha spaziato con una variegata composizione di talenti.
Questi si dipanano dalla compianta regina Amy Winehouse, alla superstar Adele, ma anche Lady Gaga e Miley Cyrus, e comprendendo il Rock della band californiana Queens of The Stone Age. La collaborazione con Lady Gaga gli frutta anche una statuetta alla notte degli Oscar cinematografici per la co- scrittura del brano “Shallow” nel film pluripremiato “A Star Is Born”. Mark Ronson con quest’ultima fatica si conferma come una sorta di Re Mida della musica contemporanea, che aspetta di meravigliarci ancora con una fusion di generi che soltanto le sue abili mani riescono a mescolare con successo.