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“Remare in Libertà”: solenne chiusura del progetto al Circolo Velico di Reggio

Solenne chiusura del progetto “Remare in Libertà”, al Circolo Velico, in presenza delle massime autorità della giustizia minorile.

di Sebastiano Plutino

Si è concluso il Progetto “Remare in Libertà” presso i locali dell’impianto sportivo del Circolo Velico “Reggio”.

Il progetto realizzato dalla Federazione Italiana Canottaggio e da Sport e Salute, ha permesso a circa 50 minori in carico ai servizi della Giustizia Minorile di Reggio Calabria di avvicinarsi allo sport del canottaggio.

Nella giornata di mercoledì, presso il sodalizio reggino si è svolto l’evento conclusivo, dove tutti i ragazzi che hanno partecipato al progetto si sono cimentati in una gara sul remoergometro della distanza di 500 metri, momento simbolico per raccogliere i frutti di tutti gli allenamenti svolti durante l’anno. Alla manifestazione hanno partecipato la Dottoressa Valeria Cavalletti, Direttore del Centro Giustizia Minorile Regionale, la Dottoressa Rosa Maria Morbegno direttore dell’Ufficio Servizio Sociale per i Minorenni e Comunità Ministeriali di Reggio Calabria, il referente regionale del progetto la dottoressa Gioconda Caccia ed i referenti locali dell’USSM di Reggio Calabria Valeriano Morittu, Ilenia Cosenza, Claudio Aloisio e Simona Rizzo che costantemente e con grande pazienza e collaborazione hanno seguito i ragazzi.

L’attività è stata curata dal tecnico della Federazione Italiana Canottaggio, Cirillo Vincenzo che commenta così l’evento:Dopo 15 mesi, posso affermare che l’obiettivo è stato pienamente raggiunto! Nella prima parte del progetto i ragazzi erano scettici e titubanti, quasi timorosi di praticare uno sport così duro e faticoso, successivamente poi è stato quasi un problema contenerli in quanto toccando con mano i progressi che di volta in volta vedevano con i loro occhi, non vedevano l’ora di salire in barca o sul remoergometro per migliorarsi sempre di più. La soddisfazione più grande, che rappresentava il nostro vero obiettivo, è stata quella di aver fatto “gruppo” e permesso a questi ragazzi di vivere grazie allo sport e quindi al canottaggio un momento costruttivo dall’alta valenza sociale

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