Con l’amore verso la vita che una giovane mamma, di due bimbe di 6 e 4 anni, può avere ma anche con la consapevolezza dopo il percorso di studi fatti in Scienze dell’Informazione e Comunicazione, che la sanluchese, Caterina Giorgi, ha scritto il lavoro di tesi che le ha permesso di ottenere il massimo dei voti presso il Dipartimento di Civiltà Antiche e Moderne dell’Università di Messina.
Ha conseguito la laurea in Scienze dell’Informazione: Comunicazione pubblica e Tecniche Giornalistiche . La sua tesi, dal titolo “Minori e Social: Le Challenge Estreme Raccontate dai Media”, è stata discussa con successo presso il Dipartimento di Civiltà Antiche e Moderne, sotto la supervisione e la guida del relatore il professore Francesco Pira, docente di Teorie e tecniche del giornalismo digitale, Giornalismo Sportivo, Comunicazione Strategica, e Social Media e Comunicazione d’impresa.
Nell’elaborato la neo dottoressa Giorgi ha analizzato dettagliatamente le “challenge estreme” che circolano sui social media, con un focus particolare sui rischi e sulle influenze di queste assurde pratiche da parte di bambini, pre-adolescenti e adolescenti. L’accento è stato posto su come i media tradizionali possano amplificare i pericoli associati a queste sfide, contribuendo a fenomeni come l’effetto Werther, dove la glorificazione di comportamenti rischiosi può portare alla loro diffusione, e la profezia autoavverante, dove le aspettative sui comportamenti possono influenzarne il verificarsi.
Un esempio chiave esaminato nella tesi è la “Blue Whale Challenge”, un fenomeno portato all’attenzione pubblica da un servizio delle Iene di qualche anno fa, che ha suscitato preoccupazione e imitazioni in Italia. Si è evidenziato come la narrazione sensazionalistica del servizio abbia contribuito alla diffusione temporanea di casi associati al gioco, che è poi diminuita con il calo dell’attenzione mediatica.
Il lavoro della giovane sanluchese sottolinea dunque come i media possano giocare un ruolo cruciale nel sensibilizzare l’opinione pubblica. Una narrazione mediatica equilibrata e consapevole può non solo informare, ma anche educare e promuovere una maggiore responsabilità riguardo ai rischi delle challenge sui social media.