Avrebbe scritto frasi di minaccia sull’auto di servizio del procuratore generale di Catanzaro Giuseppe Lucantonio.
Per questo motivo gli agenti di polizia della sezione di pg della Procura di Salerno e della Squadra mobile di Catanzaro hanno eseguito un’ordinanza del gip di Salerno che applica la misura cautelare del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa, con modalità elettroniche di controllo, nei confronti di un cittadino di nazionalità marocchina.
L’uomo è indagato per minaccia a un Corpo giudiziario.
Secondo la ricostruzione del gip, che ha condiviso l’impostazione della richiesta della Procura salernitana, l’indagato, in concorso con altre persone che non sono ancora state identificate, avrebbe rivolto minacce di morte al magistrato, quale componente e rappresentante della Procura generale di Catanzaro, “per impedirne o turbarne l’attività”, scrivendo sull’autovettura di servizio delle minacce.
Il procedimento è di competenza della Procura di Salerno titolate ad indagare su fatti che riguardano i magistrati del distretto della Corte d’appello di Catanzaro.
La solidarietà del Senatore Rapani al Procuratore Generale, Lucantonio
Il senatore Ernesto Rapani ha espresso la sua piena solidarietà e ferma condanna riguardo all’atto intimidatorio subito dal procuratore generale della Corte d’Appello di Catanzaro, Giuseppe Lucantonio. Le minacce sono state rivolte da un cittadino straniero, che ora è sotto misura cautelare.
Il senatore Rapani ha dichiarato: «È inaccettabile che un cittadino, in questo caso di origine straniera, si arroghi il diritto di minacciare un rappresentante di un’istituzione dello Stato Italiano. Auspico, qualora dovesse essere accertata la responsabilità, una condanna severa con allontanamento dall’Italia e l’obbligo di scontare la pena nel suo paese di origine».
Rapani ha inoltre sottolineato la necessità di tutelare i rappresentanti delle istituzioni italiane, affermando che atti del genere non devono trovare spazio nella nostra società. «Queste minacce non solo mettono a rischio la sicurezza di chi lavora per garantire la giustizia, ma minano anche la fiducia nelle istituzioni stesse. È fondamentale che la risposta dello Stato sia ferma e decisa» ha concluso il senatore.