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Comune di Reggio: l’intervento del Vicesindaco Versace durante il Consiglio Comunale aperto sulla Sanità

L'Intervento espresso di Versace nel Consiglio Comunale aperto che ha portato all'approvazione del documento a difesa del diritto alla salute

di Sebastiano Plutino

Riportiamo l’intervento integrale del Vicesindaco Metropolitano, Carmelo Versace, nel corso della seduta del Consiglio Comunale aperto, svolto ieri mattina, nell’Aula “Piero Battaglia” di Palazzo San Giorgio con all’ordine del giorno l’unico punto l’approvazione del Documento a difesa del diritto alla salute che, al termine, ha ottenuto il disco verde, grazie ai soil voti della Maggioranza.

“Buon giorno Presidente, buon giorno Sindaco, giunta , colleghi consiglieri, autorità presenti, stampa, cittadini

Il Consiglio Comunale di oggi è molto importante perché tocca un tema che riguarda “la carne viva del quotidiano dei nostri concittadini, nonché il futuro della nostra regione”, tenendo conto che la parte più importante del bilancio della Regione Calabria riguarda l’aspetto sanitario.

Come Classe Dirigente e come rappresentati istituzionali abbiamo il dovere morale e politico di occuparci e supportare, il principio per il quale ci si possa curare in Calabria, il principio per il quale l’accesso alle cure sia anche alle nostre latitudini universale e di pari livello con il resto del Paese.

Come Consiglieri Comunali, come Cittadini Calabresi e come fruitori di un servizio, abbiamo il dovere di offrire il nostro supporto in termini di idee, in termini di proposte fattuali ed anche in termini di analisi critica rispetto a quello che è , che è stato ed a quello che non deve più essere.

Intervengo nella veste di Vice Sindaco della Città Metropolitana di Reggio Calabria, come Consigliere Comunale della mia Città ed a nome del “GRUPPO RED”, in rappresentanza dei colleghi Burrone e Castorina, con i quali avvertiamo la necessità di tracciare un analisi oggettiva su quello che è, ma anche di offrire e fornire delle proposte, ad un dibattito che ci deve vedere non tifosi, ma parte di una stessa squadra.

Il Consiglio Comunale di oggi ci offre l’opportunità di ripercorrere le fasi che ci hanno portato fino a qua, dal commissariamento della sanità in Calabria, alla chiusura di ospedali e presidi sanitari in una regione dove il 22 per cento della popolazione ha più di 60 anni.

Fasi che hanno visto sprechi, difficoltà, concorsi, ricorsi , liste di attesa e tanto altro ancora , ma ,nella prospettiva di migliorare lo status delle cose la consapevolezza che far coincidere il Commissario della Sanità, con il Governatore di una Regione , è stato un bene perché quanto avviene in Calabria, deve essere in primis gestito ed analizzato in casa e non certo in altri luoghi, specie soprattutto dopo aver visto susseguirsi con risultati impietosi nell’ASP di Reggio Calabria, Generali dei Carabinieri, Commissari Straordinari, Prefetti ed assistere poi a reportage televisivi nazionali in cui si parlava di bilanci orali, di strutture fatiscenti e delle infiltrazioni mafiose che poi sono state di fatto la causa del commissariamento.

In questi anni, in questi lunghi anni di commissariamento abbiamo assistito in modo passivo ad un utilizzo forsennato di risorse pubbliche ed a sprechi che non hanno prodotto alcun risultato, se non quello di favorire una emigrazione sanitaria verso il nord del paese ed una desertificazione del nostro territorio.

Le liste di attesa infinite per gli interventi ordinari hanno portato ad una spesa di circa 300 milioni di euro di mobilità passiva con cittadini calabresi protagonisti di una emigrazione sanitaria fuori dalla regione Calabria ma a spese del bilancio regionale.

Risorse che devono essere destinate ai nostri ospedali pubblici e che se immesse nel circuito economico regionale certamente avrebbero avuto la conseguenza di potenziare il comporta sanitario.

Riteniamo però che in Calabria, ci siano le qualità professionali per avere una sanità di livello, per potere offrire ai nostri concittadini cure certe e di qualità in tempi certi, ma è necessario non portare nel comparto sanità la lotta politica, il conflitto, il dibattito partitico perché a pagarne le spese sono i cittadini, gli utenti i fruitori di quello che dovrebbe essere un servizio pubblico.

In questi anni Le strutture ospedaliere del territorio sono state progressivamente depotenziate, ridotte a poliambulatori con risorse e personale limitato, causando un sovraccarico sul Grande Ospedale Metropolitano (GOM) di Reggio Calabria, già gravato da carenze strutturali e di personale, allo stesso tempo le strutture private convenzionate, che dovrebbero integrare il servizio pubblico, hanno subito una riduzione significativa dei budget a disposizione e nei fatti la mancata o scarsa integrazione, si è riverberata nell’allungamento dei tempi di attesa per le prestazioni, costringendo migliaia di cittadini a cercare cure fuori regione, con costi enormi per il sistema sanitario calabrese.

Abbiamo l’obbligo di ricordare il Consiglio dei Ministri del 2019 svolto a Reggio sotto la presidenza del Prof. Giuseppe Conte, in cui venivano assegnate risorse per 86 milioni di euro per acquistare 25 Tac, 17 Risonanze magnetiche ed altri macchinari per le strutture ospedaliere del nostro territorio.

Di questi 86 milioni di euro, 33 sono stati impegnati con decreto del commissario ad acta , le restanti somme sono rimaste virtuali e nel complesso non è stato speso un euro.

L’Asp ha predisposto un piano di acquisti di apparecchi elettromedicali con una programmazione triennale per oltre 12 milioni di euro, ed ospedali ed ambulatori sono a lavoro per recuperare le lista d’attesa grazie a nuovi fondi assegnati dalla regione, noi in questo dobbiamo e possiamo offrire il nostro contributo specie se si considera aperta la discussione sulla chiusura di alcuni presidi territoriali, quale il poliambulatorio di Pellaro e negli ultimi periodi il paventato rischio di dismissione di altrettante strutture territoriali essenziali, come quelli di Gallico e Via Padova.

Noi come gruppo R.E.D siamo chiari nel dire che è giusto razionalizzare le spese ed evitare gli sprechi, ma allo stesso tempo netti nel prospettare come il Comune possa e debba

mettersi in campo per offrire senza oneri per l’azienda sanitaria beni confiscati alla criminalità organizzata da trasformare in case della salute o beni propri comunali come il centro civico di Pellaro o anche l’ex Facoltà di Giurisprudenza di Archi se il tema è intervenire sui costi dei fitti e sulla necessità di individuare locali idonei da destinare a presidi sanitari.

Stesso principio che noi prospettiamo per scongiurare la riduzione del numero delle guardie

mediche o l’atavica ed irrisolta questione delle strutture psichiatriche che per mancato

adempimenti tanto in sede regionale, quanto per inadempienze dell’Asp, priva la comunità e

soprattutto i soggetti fragili affetti da tali patologie del diritto a cure idonee e dignitose.

Noi oggi riteniamo che si debba procedere con tempestività nel richiedere misure strutturali e non emergenziali per affrontare la cronica carenza di personale sanitario, sviluppare, insieme alla Regione Calabria, nel complesso una rete integrata di servizi sanitari territoriali che garantisca continuità assistenziale, prevenzione e accesso alle cure per le fasce di popolazione più vulnerabili , richiedere il ripristino e il potenziamento dei centri prelievi a Reggio Calabria nella consapevolezza che le competenze in materia sanitaria non sono del comune ma che come classe dirigente non possiamo delegare ad altri ciò che riguarda il nostro quotidiano ed un diritto universale e costituzionale che non può essere utilizzato a piacimento della politica per come è stato per oltre un ventennio.

Riteniamo che anche a Roma non si possa pensare che la Calabria possa essere tratta marginalmente e senza entrare nella contesa degli effetti che potrebbe causare anche nel

comparto sanità l’autonomia differenziata riteniamo che i 4 mld destinati al cuneo fiscale ,che si tradurrebbero in un aumento di poche decine di euro per i dipendenti, siano dirottati interamente sulla sanità .

A Cosa possono servire 10€ in più in busta paga se poi un nostro concittadino deve pagare

150€ per una tac in una struttura privata?

In questo deve intervenire la politica e su questo ci appelliamo ai nostri parlamentari nel far comprendere che le misure previste nella manovra sono insufficienti per il comparto sanitario e che agli annunci roboanti deve conseguire la necessità di vivere dal vivo il disagio di chi per curarsi è obbligato ad andare altrove.

Noi ci siamo, come sempre nel merito delle questione e non certo per partito preso, noi ci siamo sempre dalla parte di Reggio Calabria, dei suoi concittadini e di una sanità che sia accessibile a tutti.”

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