Il 21 settembre 1922, cento anni fa, a Casignana, Carabinieri e Fascisti aprirono il fuoco contro i braccianti della cooperativa “Garibaldi”, che stavano occupando le terre. Vengono così uccisi il Vicesindaco Pasquale Micchia e due contadini, Rosario Conturno e Girolamo Panetta, mentre il sindaco Francesco Ceravolo riporta gravi ferite. “L’eccidio di Casignana” – meglio conosciuto dal grande pubblico come “I fatti di Casignana”, dal titolo di una celebre opera dello scrittore calabrese Mario La Cava – sarà al centro di una conversazione della Dott.ssa Rosella Crinò, promossa dall’Associazione Culturale Anassilaos, che si terrà venerdì 10 giugno alle ore 18,00 presso lo Spazio Open.
L’eccidio si inserisce nella più vasta problematica della proprietà delle terre anche e soprattutto nel Mezzogiorno d’Italia dove i grandi latifondi, proprietà di poche famiglie e spesso abbandonati a se stessi, costituiscono un affronto alla miseria di tanti contadini così da divenire oggetto di battaglia politica al fine di conseguire il sostegno di queste stesse masse che sostennero, ad esempio, i Mille di Garibaldi nella speranza di una redistribuzione delle terre e di una rivoluzione sociale che i fatti di Bronte smentirono amaramente all’insegna del “Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi” detta nel Gattopardo da Tancredi, nipote del Principe di Salina. All’indomani della Grande Guerra (2 settembre 1919) il Governo presieduto da Francesco Saverio Nitti emanò il cosiddetto “decreto Visocchi”, dal nome del Ministro dell’Agricoltura, che attribuiva ai prefetti la facoltà di assegnare in occupazione temporanea, sino a un massimo di quattro anni, terreni incolti o mal coltivati a contadini organizzati in associazioni o enti agrari legalmente costituiti. Il decreto prevedeva, inoltre, un’estensione a tempo indeterminato della concessione per i terreni con obbligo di bonifica o che richiedevano cambiamenti di colture. A Casignana a tale scopo venne fondata la Cooperativa Garibaldi e ad essa fu concessa la foresta di Callistro, proprietà della famiglia Carafa. Pochi giorni dopo la concessione, però, il prefetto accolse la domanda dei Carafa, che chiedevano la restituzione della foresta. Il 22 settembre si accese lo scontro tra i contadini della cooperativa, guidati da sindaco e vice di Casignana, Ceravolo e Micchia e dall’altra, il vicecommissario Rossi e i carabinieri di scorta, affiancati dai nemici della stessa cooperativa, fra cui alcuni fascisti. A conclusione dello scontro si registrarono tre morti, sei feriti gravi e diverse decine di feriti lievi. L’avvento del Fascismo, che si appoggiava ai ceti agrari più retrivi e conservatori, un mese dopo l’eccidio di Casignana (28 ottobre Marcia su Roma) congelò per tutto il ventennio della dittatura il problema della terra che si ripresentò all’indomani della Liberazione. La legge Gullo del 1944 aveva decretato l’assegnazione di alcune terre facenti parte di vari latifondi ai contadini che riuniti in cooperative, li coltivavano. Il provvedimento fu ostacolato dai proprietari calabresi e questa situazione causò diversi scontri violenti, i primi dei quali furono a Calabricata nel 1946. In quegli scontri il 28 novembre del 1946 fu assassinata Giuditta Levato.