Risorgere dalle ceneri, rinnovare un’energia apparentemente negativa in nuova linfa per ripartire. Con questo spirito nasce la mostra: “Fuoco cammina con me”, all’interno del Festival “Spettacoli della Natura”, che sarà inaugurata il prossimo 18 Maggio a Reggio Calabria presso il Musea – Museo [Interattivo] Antincendio.
“In Calabria gli incendi distruggono paesaggi, spazi, sogni” dichiara il Direttore Artistico del Festival Emanuele Milasi. “Ricordiamo tutti, ad esempio, cosa è successo al Parco di Ecolandia. Può però un incendio passare da evento distruttivo a forza rigenerante?”
Ecco quindi la mostra fotografica Fuoco cammina con me, un’esposizione che parla di distruzione e ricostruzione.
Un vero e proprio viaggio tra paesaggi, territori e momenti diversi, un intreccio di narrazioni vissute attraverso l’obiettivo di artisti dell’immagine fotografica, capaci di catturare in un solo scatto un’intera storia. Tra questi, grazie alla collaborazione con Gaza Fuori fuoco, i lavori di Yasser Qudih e Hashem Zimmo, entrambi freelance di Gaza. Lo scatto di Qudih, realizzato nel periodo della tregua stabilita a Gennaio e poi infranta unilateralmente da Netanyiahu, inquadra un momento conviviale tra il fuoco e le macerie, quello di Zimmo racconta il tentativo di giovani palestinesi di evitare la diffusione di un incendio provocato da droni dell’esercito d’Israele.
Molti gli artisti internazionali, come Josh Edelson e Kyle Miller, che mostrano gli incendi della California e del Montana, e Jim Fenwick con “Wildfire of Palermo”, foto premiata al Sony World Photography Awards, che immortala gli incendi del capoluogo siciliano nel 2023.
Ma la mostra non è solo immagini di incendi. Parla di uomini e del loro rapporto con la natura, di spazi urbani, di sogni infranti e di rinascite.
“Tutto brucia. Cosa resta” di Sabina Maccioni ne è un esempio. “È un progetto nato dall’urgenza di raccontare le ferite lasciate dagli incendi che, nell’estate del 2021, hanno devastato migliaia di ettari nell’oristanese.”, ci dice. “Ho voluto raccontare non solo la distruzione del paesaggio, ma soprattutto le storie delle persone che quella terra la vivono ogni giorno, che ci lavorano, la amano e ci crescono generazioni.”
Guido, protagonista dello scatto scelto per questa mostra, è uno di loro. Ha perso tanto: campi, fienili, animali. In quella terra, annerita dalla fuliggine, affondano le sue mani, mentre raccoglie chicchi di grano bruciati. “Sono mani segnate dal lavoro e dal dolore, ma anche dalla forza di chi ha dovuto ricominciare da zero, rimboccarsi le maniche e ripartire.” conclude Maccioni.
Tante le storie raccontate, come quella di Maurizio Esposito: “Ho vissuto alle pendici del Vesuvio per 25 anni. La sensazione di appartenenza, inconscia, lentamente si è diluita con la lontananza.”, dice. “Nel luglio del 2017, 2.700 ettari di pinete sono andati bruciati e 50 milioni di api sono morte. Ho avvertito una sensazione di protezione verso ciò che pensavo appartenesse al passato. Sono andato ad aiutare i vigili del fuoco, il Vesuvio si stava risvegliando come presenza interiore. Quando tutto era spento sono ritornato a fotografare, ho trascorso in quelle foreste tre anni e mezzo.”
Tanti anche i fotografi calabresi presenti, come Paolo Albanese, Colombo Labate, Enzo Penna, Ivana Russo e Maurizio Polimeni, artista scomparso da poco, il cui fuoco vive nella mostra e nella sua magica foto di un’Etna in eruzione.
La mostra è tutto questo e non solo. Emanuele Milasi, dopo aver ammirato le opere, ci vuole lasciare con una domanda precisa: “Dove siamo noi, dove vogliamo essere, mentre tutto brucia?”