A conclusione del ciclo di incontri promossi dall’Associazione Culturale Anassilaos, congiuntamente con il Museo Archeologico e la Biblioteca Pietro De Nava, sul tema “Nuovi orizzonti della ricerca tra Sicilia, Magna Grecia e Oriente”, si torna laddove tutto è cominciato, al vicino oriente antico e alla Mezza Luna fertile tra il Tigri e l’Eufrate dove si è sviluppata la civiltà, crogiuolo di esperienze e scoperte, di popoli e razze, terre di incontri e scontri come dimostrato dalla cronaca più recente.
Le ultime due manifestazioni del ciclo, patrocinato dal Comune di Reggio Calabria, nell’ambito della “primavera Reggina”, dal Dipartimento di Civiltà Antiche e Moderne dell’Università di Messina, dalla Sezione Ibico Reggio Calabria dell’Associazione italiana di Cultura Classica (AICC) e dal Liceo Classico “Tommaso Campanella di Reggio Calabria dedicati alla memoria di due illustri docenti di questo medesimo Liceo (Rosetta Neto e Ugo Martino), sono infatti dedicati a quella regione il cui contributo allo sviluppo della umana civiltà, dall’alfabeto alla astronomia, dalla poesia all’agronomia, è stato fondamentale.
Giovedì 19 giugno, alle ore 17,00 presso la Sala Giuffrè della Biblioteca Pietro De Nava, la Prof.ssa Annunziata Rositani, Associato di Assiriologia presso il presso il Dipartimento di Civiltà Antiche e Moderne, Università di Messina terrà una lezione sul tema “Strumenti di misurazione del tempo nell’antica Mesopotamia e dintorni” a conferma del contributo che queste civiltà hanno dato all’astronomia, alla matematica e, di conseguenza, alla misura del tempo, che ha costituito il punto di avvio per tutte le ricerche di metodi e strumenti per misurare il tempo che dalla Mesopotamia e dall’Egitto sono stati perfezionati e utilizzati dai greci e dai romani.
Il secondo degli incontri, sul tema “Eridu. Scavi archeologici nella più antica città della storia” che si terrà il giorno successivo venerdì 27 giugno alle ore 17,30 presso il Museo Archeologico ci porterà alla scoperta della antichissima della città sumera e babilonese sulla sponda delle lagune del Golfo Persico, ora conservata in rovine nella collina chiamata Abū Shahrein, patria di Enki, il dio dell’acqua. A trattare il tema un illustre archeologo il Prof. Franco D’Agostino, Ordinario di Assiriologia e Direttore del Dipartimento Istituto Italiano di Studi Orientali (ISO) della Sapienza Università di Roma. Assiriologo versatile e curioso di tutti gli aspetti della cultura letteraria, linguistica e storico-religiosa del Vicino Oriente antico -come dimostra l’ampia produzione scientifica- ha profuso passione costante nella diffusione ad altissimo livello della cultura orientale antica in tutte le sue forme, rivolgendo il suo sguardo lucido sia agli aspetti morfologico-descrittivi delle lingue parlate e scritte nel Vicino Oriente antico -da cui le preziose grammatiche del Sumerico e Babilonese- sia allo studio degli elementi storici, linguistici e culturali nel III millennio a.C. dai Sumeri a Ebla, alla conoscenza della cui lingua e cultura ha contribuito con pubblicazioni di prestigio internazionale.
L’interesse per l’espressione letteraria dell’animo umano lo ha guidato verso lo studio egualmente attento dal punto di vista filologico sia della letteratura umoristica vista nella sua teatralità che della figura di Gilgamesh, indagata con notevole profondità psicologica oltre che filologica; ha contribuito allo studio degli aspetti pregnanti delle economie antiche e dell’uso dei metalli come mezzi di pagamento. Negli ultimi anni ha rivolto l’attenzione a scavi archeologici di siti di enorme importanza per ricostruire la nascita dello stato nell’antica Mesopotamia, quali Eridu e Abu Tbeirah (Iraq). Studioso di grande levatura è una figura di sicuro riferimento per l’Assiriologia italiana e internazionale.